Sale e strade

nima

Fornitura di sale ad enti pubblici e privati

NI.MA.Strade

Pubblicità

Pubblicità

Home Geofisica I più forti terremoti dei Castelli Romani

Terremoti nei Castelli Romani

Il terremoto del 2 febbraio 1438 nei Castelli Romani - Colli Albani

maggiori effetti
Il 2 febbraio 1438 alle 12:15 GMT (la settima ora del giorno) un terremoto definito "spaventoso" colpì probabilmente la località di Grottaferrata (provincia di Roma) L’epicentro è ancora sconosciuto.

documenti
Questo terremoto è sconosciuto alla tradizione dei cataloghi sismici in uso, agli studi sismologici ma è menzionato in alcune liste e cataloghi di terremoti, senza una esplicita localizzazione (Grumel 1958 (1); Wirth 1966 (2); Evangelatou-Notara 1993 (3). È analizzato in Guidoboni e Comastri (2005) (4), da cui è tratta questa scheda.
La fonte è una notula contenuta nel manoscritto 41 (B.3.11), fol.140v., della Biblioteca Angelica di Roma, edita in Lampros (1910, p.157, n.116) (5).
Questa notula è citata in Allen (1890, p.40) (6), che espresse dubbi sulla identificazione dell’anno, indicato in modo dubitativo come 1028. Successivamente Lampros (1910) (7) propose il 1438. Questa data è stata ripresa da Grumel (1958) (8), Wirth (1966) (9) e Evangelatou-Notara (1993) (10). Tuttavia nessuno di questi autori ha identificato, anche ipoteticamente, l’area del terremoto menzionato nella notula, che era rimasta indeterminata fino agli studi di Guidoboni e Comastri (2005) (11). Per cercare una localizzazione gli autori hanno svolto una ricerca sulla storia di questo codice, attingendo alla letteratura codicologica.
Il codice greco 41 (B.3.11) della Biblioteca Angelica di Roma è costituito da due manoscritti che raccolgono opere di Teodoreto (autore del V sec. d.C.). Il primo manoscritto (foll.2-55v) contiene commenti all’Antico Testamento; il secondo (foll.56-140) è costituito dai 5 libri della sua "Historia Ecclesiastica". Il primo manoscritto fu redatto probabilmente in Calabria negli ultimi decenni del X secolo, nell’ambito delle abbazie basiliane, di lingua greca; esso è stato attribuito da Lilla (1970, pp.10-13) (12) e da Follieri (1977, p.221, 1979 pp.324-325) (13) alla mano del monaco Paolo, che fu poi abate di Grottaferrata, importante abbazia fondata da San Nilo nel 1004. Si sa che il monaco Paolo fu copista della scuola di San Nilo. Il codice fu portato in data indeterminata all’abbazia di Grottaferrata (Lilla, 1970, pp.12-13) (14), dove rimase per vari secoli. Il secondo manoscritto fu redatto nell’XI-XII secolo: è ragionevole supporre che i due manoscritti siano stati poi uniti in un unico codice in quanto opere dello stesso autore.
La notula in esame fu probabilmente scritta quando il codice si trovava a Grottaferrata, prima di essere incorporato nei fondi della Biblioteca Angelica. Secondo Guidoboni e Comastri (2005) (15) ci sono ragionevoli motivi per ritenere che la notula sia stata scritta da un monaco che sentì da Grottaferrata lo "spaventoso" terremoto del 2 febbraio 1438.

Il terremoto del 26 agosto 1806 nei Castelli Romani - Colli Albani

Rocca di Papa e la funicolare in immagini d'epoca. Fonte Controluce.itmaggiori effetti
La scossa avvenne il 26 agosto 1806 alle ore 7:35 GMT; colpì i Colli Albani e causò i massimi effetti a Genzano, Rocca di Papa e Velletri. I danni furono notevoli in altri 14 paesi. A Genzano la scossa causò gravi danni con morti e feriti. A Rocca di Papa fu distrutto quasi totalmente il quartiere più elevato dell'abitato e vi furono morti e feriti; la cattedrale risultò danneggiata e crollò metà della chiesa dei padri Scalzi della Mercede. A Velletri crollarono le chiese della Madonna degli Angeli e di Santa Maria Inviolata, entrambe situate fuori città e in pessime condizioni; il palazzo pubblico, la chiesa di San Salvatore e la cattedrale riportarono gravi danni; tutte le abitazioni risultarono danneggiate, alcune dovettero essere demolite e la maggior parte riparate; molti furono i feriti. Il terremoto causò gravi danni in altri 5 paesi. A Frascati, caddero fumaioli, si aprirono numerose fessure nei muri dei fabbricati e la Villa Rufinella di proprietà del senatore Luciano Bonaparte subì lesioni che la resero inabitabile. A Nemi crollò il convento dei Minori Osservanti e la chiesa annessa si aprì in quattro parti. A Zagarolo, crollò parte del palazzo baronale. Ad Ariccia crollò il tetto della chiesa rurale di San Nicola, caddero dei fumaioli e si fessurarono alcune abitazioni. Ad Artena (all'epoca chiamata Montefortino) crollò la volta della cappella della chiesa della Madonna delle Grazie. Subirono danni minori Albano Laziale, Cisterna, Cori, Giuliano, Lanuvio (all'epoca Civita Lavinia), Priverno (all'epoca Piperno), Rocca Massima, Sermoneta, Sezze. La scossa fu avvertita fino a Napoli. Il periodo sismico fu molto breve, alla scossa principale seguirono alcune leggere repliche il giorno stesso e il giorno 28 agosto 1806.

Leggi tutto...

Il terremoto del primo giugno 1829 nei Castelli Romani - Colli Albani

maggiori effetti
Il periodo sismico iniziò il 22 maggio 1829 e si protrasse fino agli inizi di dicembre. La scossa più forte avvenne il giorno 1 giugno 1829 alle ore 9:00 GMT. In totale sono ricordate circa 300 scosse avvertite fortemente in tutti i centri dei Colli Albani, in alcuni dei quali causarono gravi danni. Ad Albano Laziale si aprirono numerose larghe fenditure nelle abitazioni, caddero fumaioli, grondaie, pietre e grandi pezzi di intonaco. A Frascati molte abitazioni dovettero essere puntellate e gli edifici più alti dovettero essere rinforzati con catene di ferro. Vi furono danni anche a Marino, Monte Cavo, Palazzolo, Castel Gandolfo e Rocca di Papa. Danni più lievi subirono Grottaferrata, Frascati, Nemi, Genzano, Civita Lavinia, Galloro ed Ariccia. Le scosse più forti furono avvertite sensibilmente a Velletri e, più leggermente, fino a Roma.

effetti socio-economici
Sin dalla scossa del 22 maggio 1829 la maggior parte della popolazione di Albano abbandonò le abitazioni per dimorare all'aperto fino alla fine di luglio. Tutti i forestieri che vi si trovavano in villeggiatura lasciarono immediatamente la città e si diressero a Roma imitati da circa 300 famiglie locali, parte delle quali si diressero a Velletri o verso i propri possedimenti di campagna. Presto anche gli abitanti degli altri centri colpiti decisero di abbandonare i loro paesi e Marino rimase quasi del tutto abbandonata. Il diffondersi di dicerie, basate su una vecchia profezia secondo cui una città posta fra 4 laghi sarebbe sprofondata in seguito a ripetute scosse di terremoto, fece aumentare l'agitazione della popolazione di Albano. I superiori ecclesiastici indissero pubbliche orazioni e processioni di penitenza che si svolsero tutti i giorni sino alla fine di agosto con grande concorso della popolazione. Già dal mattino del 22 maggio fu esposta alla venerazione dei fedeli l'immagine della Madonna e, nella chiesa a lei dedicata, fu recitato un triduo a cui partecipò il clero del capitolo. Il 23 maggio i numerosi fedeli presenti nell'edificio furono sorpresi da una scossa sensibile. Vi fu grande panico con l'accalcarsi della folla verso l'uscita. A Frascati le scosse dei giorni 22 e 30 maggio indussero la popolazione a cercare luoghi sicuri e ad abbandonare la città. Baracche e capanne sorsero fuori Porta San Pietro ed a Piazza Spinetta. I danni provocati direttamente dal terremoto furono limitati, mentre i danni arrecati all'economia furono ingenti a causa della penuria dei generi alimentari e del prolungato blocco delle attività produttive; quasi tutti i proprietari terrieri sospesero i lavori agricoli. Nonostante il rafforzamento della sorveglianza e l'illuminazione, effettuata con fiaccole, di diversi punti della città, disposti dalle autorità cittadine, si verificarono numerosi furti. L'esposizione continua degli abitanti alle intemperie provocò un aumento delle malattie dell'apparato respiratorio e di quelle di origine nervosa e gastrica. Numerosi furono i casi di interruzione delle gravidanze e malformazione dei nati. L'incidenza delle malattie fu spiegata dal medico Bassanelli con la precarietà dei ricoveri di fortuna come quelli che sorsero nella piazza delle Monache, dove furono montate 25 baracche e circa duecento botti, aperte ad una delle estremità, vennero utilizzate come ricovero. Baracche, tende e botti furono sistemate ad Albano nella piazza delle Grazie, di San Rocco e di San Paolo, nelle strade larghe, all'interno delle corti dei palazzi e negli orti. Molte persone trovarono riparo sotto i fabbricati a volta, ritenendoli più sicuri e altre dormirono all'aperto (1).

impatto sociale
Il periodo sismico non causò né la morte, né il ferimento di alcuna persona. La maggior parte della popolazione di Albano Laziale dopo la scossa del 22 maggio 1829 abbandonò le abitazioni per dimorare all'aperto fino alla fine di luglio; le autorità cittadine aumentarono il numero delle guardie per la sorveglianza notturna e predisposero una illuminazione con fiaccole in molti punti della città. Il governo inviò un drappello di soldati a Frascati per mantenere l'ordine pubblico. Le autorità religiose indissero pubbliche orazioni e processioni propiziatorie. Ai danni causati direttamente, si aggiunsero quelli indotti: il blocco prolungato delle attività produttive causò una grave crisi economica, cui il governo pontificio tentò di porre rimedio intraprendendo opere di riparazione della strada fra Albano Laziale e Castel Gandolfo.

effetti sull'ambiente
Durante alcune delle scosse furono rilevate esalazioni di vapori dal suolo. In alcune grotte di Albano Laziale si sprigionò gas acido carbonico. Vi furono diminuzioni della portata delle sorgenti d'acqua (1).

fenomeni naturali associati
Ad Albano il 22 maggio la scossa delle 05:45 ore italiane fu seguita da vento «furioso», testuale e da abbondante pioggia e quella delle 13:30 ore italiane fu immediatamente seguita da abbondante pioggia proveniente da sud-sud ovest accompagnata da un sensibile odore di zolfo. Alcune delle scosse successive furono accompagnate da rombi. Fu osservato che le scosse erano precedute costantemente da vento spirante da sud ovest e, fino alla fine di giugno, da addensamenti nuvolosi in direzione ovest-sud ovest. Le scosse, fino ai primi di luglio, vennero presagite dai gridi di asini, cani, gatti, galli e cavalli (1).

teorie e osservazioni
Il medico Bassanelli, costatando con l'occasione del terremoto la maggior incidenza delle scosse nelle alture vicine al mare e la loro minore incidenza nelle zone di pianura, rimanda, per la spiegazione delle sue cause a teorie elaborate da Kant secondo le quali i tratti dei canali sotterranei vicini al mare e sotto di esso si restringono comportandovi l'aumento della pressione dei gas presenti al loro interno ed il peso della massa dell'acqua marina comprime il suolo sottostante trattendendo il calore sotterraneo che tenderebbe ad innalzarlo e costringendolo a dirigere la propria forza verso la vicina superficie della terra asciutta. Bassanelli avanza la congettura che negli antri e nei canali esistenti lungo le catene delle alture montuose o collinari si diffondano gas elettrico, vapore o effetti di combustione spiegando così la varietà dei punti di origine delle scosse. Avendo rilevato la circostanza del verificarsi di scosse dopo precipitazioni piovose l'autore comprende, fra le probabili cause del verificarsi di terremoti, l'azione dell'acqua piovana filtrante nel terreno che, provocata una fermentazione attribuibile a varie cause, penetra in profonde caverne dando luogo a riscaldamento e l'azione delle scariche dell'elettricità atmosferica sul suolo (1).

documenti
È stata revisionata la bibliografia del Catalogo PFG (1985), che rimanda al catalogo inedito di Dell'Olio e Molin (1980) (1). Notizie di questo periodo sismico sono contenute nel catalogo di Baratta (1901) (2), nel catalogo dei terremoti laziali di Galli (1906) (3) e nello studio di Molin (1981) sulla sismicità storica del Colli Albani (4). Baratta utilizzò la relazione del medico Bassanelli (1829) che rappresenta la fonte edita più completa ed autorevole sugli effetti ad Albano Laziale e nelle località vicine: si tratta di una lettera scritta dopo le ultime scosse, il 31 dicembre 1829 (5). Ampi stralci delle memorie di Bassanelli sono riportate nella storia locale del canonico Giorni (1842) (6). Informazioni dettagliate degli effetti dell'evento a Frascati sono contenute nell'opera memorialistica di Seghetti (1891) (7), che utilizzò le osservazioni di un testimone. Sono state inoltre consultate 5 cronache giornalistiche afferenti a 2 testate (8) e le notizie reperite nel periodico francese "Nouvelles Annales des Voyages" (1829) (9).

cronologia
21 maggio 1829: alle ore 22:48 GMT una leggera scossa fu avvertita ad Albano Laziale, Frascati, Genzano, Nemi, Civita Lavinia, Albano, Palazzolo, Monte Cavo, Rocca di Papa, Castel Gandolfo, Marino e Grotta Ferrata (1). 22 maggio 1829: alle ore 01:30 GMT fu avvertita una scossa ad Albano Laziale e Frascati; alle ore 02:45 GMT fu avvertita una forte scossa ad Albano Laziale, Castel Gandolfo, Frascati, Genzano di Roma, Grottaferrata, Lanuvio, Marino, Monte Cavo, Nemi, Civita Lavinia, Rocca di Papa e Palazzolo (2); alle ore 08:30 GMT fu avvertita una scossa più leggera; alle ore 13:00 GMT fu avvertita un'altra scossa (3). 23 maggio 1829: alle ore 02:41 fu avvertita una scossa ad Albano (4). 24 maggio 1829: furono avvertite 4 scosse a Frascati (5). 29 maggio 1829: furono avvertite alcune scosse a Frascati (6). 31 maggio 1829: furono avvertite scosse la più intensa delle quali avvenne alle ore 12:30 GMT (7). 1 giugno 1829: alle ore 09:00 GMT fu avvertita la scossa più forte dell'intero periodo sismico ad Albano e Frascati e fino a Monteporzio, Montecompatri, Colonna, Rocca Priora, Velletri, Nettuno, Ardea, Pratica di Mare e Roma (8). 3 giugno 1829: alle ore 18:30 GMT una scossa fu avvertita a Genzano, Galloro, Ariccia, Marino, meno intensa a Castel Gandolfo, Frascati e Albano Laziale (9). 5 giugno 1829: furono avvertite a Frascati nella giornata varie scosse con rombo (10). 9 giugno 1829: furono avvertite più scosse ad Albano Laziale ed una a Frascati (11). 17 giugno-2 luglio 1829: furono avvertite a Frascati sporadiche scosse di media intensità (12). 26 giugno 1829: fu avvertita una scossa a Genzano di Roma avvertita molto debole anche a Frascati e ad Albano Laziale (13). 13 luglio 1829: furono avvertite a Nemi più scosse (14). In totale, nell'intero periodo sismico, furono avvertite circa 300 scosse (15).

Il terremoto del 19 luglio 1899 nei Castelli Romani - Colli Albani

maggiori effetti
La scossa avvenne il 19 luglio 1899, alle ore 13:28 GMT e colpì l'area dei Colli Albani. I massimi effetti si ebbero a Frascati e a Marino, dove la scossa causò crolli parziali e lesioni ai fabbricati, caduta di comignoli e di pietre. Alcuni edifici divennero pericolanti e inagibili e richiesero successivamente restauri costosi o rafforzamenti con catene. La scossa causò anche la caduta o la rotazione di oggetti e di elementi architettonici decorativi pesanti. I danni agli edifici furono in parte aggravati dal riaprirsi delle lesioni causate dalla scossa del 22 gennaio 1892. Molte ville storiche, come villa Torlonia, Senni, Rasponi, Aldobrandini, Muti e il palazzo della Ruffinella, subirono danni costituiti da lesioni, spostamenti di muri, strapiombamenti, caduta di parti ornamentali. In una decina di località i danni riguardarono per lo più edifici antichi e in cattive condizioni; vi furono alcuni crolli parziali e lesioni e si riaprirono vecchie crepe a Grottaferrata, Zagarolo, Rocca di Papa, Montecompatri, Monte Porzio Catone, Genzano, Ariccia, Albano Laziale, Castel Gandolfo. A Roma, sulla riva sinistra del Tevere, entro il recinto aureliano, si ebbero crolli parziali e lesioni. Furono lesionati vari edifici monumentali: la chiesa del Gesù, S.Giovanni in Laterano, palazzo Chigi, palazzo Sciarra, mura aureliane. La scossa fu avvertita da Spoleto all'isola di Ventotene e da Stazione di Furbara a Isernia.

impatto sociale
I comuni di Frascati e di Marino, già note località dei castelli romani, avevano rispettivamente 8.453 e 5.663 abitanti residenti. Varie ville di età manieristica di Frascati e dintorni, che rappresentano oggi un prezioso patrimonio storico, furono danneggiate e i restauri necessari per il loro ripristino furono molto costosi. A Roma, che aveva all'epoca 422.411 abitanti, furono danneggiati vari edifici monumentali. Questa scossa è stata la più importante per gli effetti nel centro storico della capitale tra i terremoti con origine nei colli Albani. La popolazione si spaventò molto. In alcune località gli abitanti si riversarono nelle strade e trascorsero la notte all'aperto. A Roma, in particolare, nel manicomio e nelle carceri vi furono scene di panico e tentativi di ammutinamento. Non ci furono morti, ma solo feriti a Roma, Frascati, Montecompatri e Albano Laziale. Il giorno stesso della scossa il presidente del consiglio, Pelloux, si recò sul posto per constatare la situazione. Il giorno seguente, a Frascati e a Marino, ebbero inizio le ricognizioni dei danni condotte dagli ingegneri del Genio Civile.

provvedimenti delle autorita'
Il presidente del consiglio Pelloux avvisato dei gravi danni accaduti a Frascati, vi si recò il giorno stesso (1). Prima di partire dispose affinché il ministro della guerra tenesse pronti uomini e materiali da inviare, eventualmente, nella zona dei Colli Albani. Venne avvertito anche il ministro dei lavori pubblici responsabile delle operazioni del Genio Civile (2). La visita del presidente del consiglio continuò, dopo Frascati, nei paesi di Grottaferrata, Albano e Marino (3). A Marino visitò il convento delle domenicane e l'asilo infantile e promise di provvedere ai restauri necessari. Il 20 luglio 1899 gli ingegneri del Genio Civile eseguirono a Marino e a Frascati i sopralluoghi. Il sindaco di Frascati fece affiggere in città un manifesto per invitare i cittadini a segnalare i danni (4). Il 25 luglio 1899 un ingegnere del Genio Civile esaminò la chiesa di S.Lorenzo di Zagarolo. A Roma i vigili puntellarono, il giorno successivo alla scossa, edifici in via del Babbuino, via dei Sardi, via Quintino Sella, in via dei Marsi e in via della Consolazione, fecero inoltre sgomberate alcune abitazioni (5).

effetti sull'ambiente
Nell'area dei massimi effetti la scossa causò intorbidamenti e variazione di livello delle acque sorgive: a Campoleone l'acqua che alimentava il fontanile si abbassò di livello; a Ciampino le acque della sorgente sotto il tunnel rimasero intorbidate per 2 giorni; a Frascati la sorgente di S.Andrea si intorbidò per 8 giorni. A Castel Gandolfo fu notato che le acque del lago Albano furono agitate sia durante, sia dopo la scossa. Un altro fenomeno, forse collegato alla scossa, fu registrato a Ponte Squarciarelli dove, in una cantina alta 5 m, dopo la scossa iniziò ad uscire un getto continuo di anidride carbonica.

fenomeni naturali associati
In molti luoghi dell'area dei maggiori effetti, gli animali domestici si spaventarono qualche secondo prima che la scossa venisse percepita dalle persone. A Vermicino, a 3 km da Frascati, un cavallo diede segni di particolare agitazione (1).

eventi collaterali
La zona dei Colli Albani e la costa tirrenica erano dedite all'agricoltura e, nei mesi estivi, erano meta di villeggiatura per i romani. La scossa creò molto spavento tra i villeggianti, ma fu soprattutto il successivo maltempo a complicare una situazione di per sé non disastrosa. Già i 50 giorni precedenti la scossa furono caratterizzati da piogge eccezionali (1) inoltre, circa un'ora dopo la scossa, si ebbe un violentissimo acquazzone accompagnato da grandine grossa, lampi e tuoni. A Marino il temporale lasciò sassi e fango nelle vie del paese; nella campagna circostante danneggiò i vigneti e distrusse metà del raccolto. Ad Albano Laziale allagò le strade. A Roma intralciò notevolmente le operazioni di soccorso (2).

documenti
È stata revisionata la bibliografia del Catalogo PFG (1985) costituita dal catalogo inedito di Dall'Olio e Molin (1980) (1). La ricerca di elementi macrosismici ha preso l'avvio dall'analisi della letteratura sismologica del tempo, delle cartoline macrosismiche e della stampa. Gli studi scientifici principali riguardanti questo terremoto sono rappresentati da due contributi di Cancani (1899 e 1900) sul "Bollettino della Società Sismologica Italiana" (2), che costituirono la fonte del successivo catalogo di Cavasino (1935) (3). Notizie riguardanti questa scossa sono riportate anche nel catalogo di Galli (1906) (4), che fu testimone diretto dell'evento. Sono state analizzate le cartoline macrosismiche relative a circa 80 località che avevano costituito la base scientifica delle pubblicazioni di Cancani precedentemente citate. Vari riferimenti agli effetti sono conservati nella letteratura sismologica coeva: Baratta (1899) (5), Bassani (1899) (6), Tacchini (1899) (7), Cancani (1903) (8). Alcuni studi più recenti hanno invece approfondito la ricerca sugli effetti a Roma: Molin et al. (1986) (9), e Castenetto e Molin (1995) (10) hanno elaborato carte della localizzazione dei danni sulla città, evidenziando anche il rapporto con la geologia di superficie; Molin e Guidoboni (1989) (11) e Rossi (1995) (12) hanno indicato i danni su 15 edifici monumentali romani. Sono inoltre state utilizzate 17 corrispondenze giornalistiche afferenti a 9 testate della stampa coeva; in particolare dei quotidiani romani "Il Messaggero", "La Tribuna", "Il Popolo Romano", "Il Don Chisciotte" e "L'Osservatore Romano", che hanno fornito un dettaglio molto preciso dei danni causati dalla scossa a Roma, Frascati e negli altri paesi dei Colli Albani.

cronologia
19 luglio 1899, alla forte scossa delle ore 13.18 GMT, nell'area epicentrale seguirono immediate repliche leggere: alle ore 13.29, 13.31 GMT e alle 19.15 GMT; 20 luglio 1899, tre scosse: alle ore 4.16, alle 16.20 e alle 22.00 GMT, queste repliche furono registrate dall'Osservatorio di rocca di Papa, altre leggerissime sarebbero state intese da molte persone per più giorni (1)

Il terremoto del 26 dicembre 1927 nei Castelli Romani - Colli Albani

Foto antica di Nemimaggiori effetti
La scossa avvenne il 26 dicembre 1927 alle ore 15:06 GMT e colpì l'area dei Colli Albani nel Lazio centrale. Il paese più danneggiato fu Nemi, dove quasi tutte le abitazioni subirono lesioni più o meno gravi, e parecchie furono dichiarate inabitabili; caddero tetti, soffitti, parti di cornicioni e molti comignoli. Secondo le perizie effettuate dal Genio civile nel gennaio 1928, gli edifici danneggiati furono complessivamente 136: di questi 2 (1,5%), comprendenti 6 appartamenti di 4-5 camere ciascuno, crollarono completamente: uno immediatamente, l'altro 12 ore dopo la scossa. Inoltre 74 edifici (54%) subirono danni gravi consistenti in lesioni profonde, con grave dissesto o crollo parziale delle strutture portanti, caduta di tramezzi divisori, crollo parziale dei tetti; 31 edifici (23%) subirono danni di media entità consistenti in lesioni dei muri portanti, in particolare vicino alle aperture, larghe ed estese fessurazioni dei tramezzi, leggere deformazioni dei solai e dissesto delle strutture dei tetti; 29 edifici (21,5%) subirono danni lievi consistenti in leggere lesioni, distacco di intonaci, caduta di parti di cornicioni. Anche gli edifici pubblici furono seriamente danneggiati; in particolare il Municipio, la chiesa parrocchiale di Santa Maria del Poggio, il collegio e la chiesa dei padri Mercedari, la caserma dei carabinieri e le scuole comunali; il medievale castello Orsini subì numerose e profonde lesioni che ne misero in dubbio la stabilità. La gravità dei danni fu dovuta sia alla natura del sottosuolo, sia alla vetustà e alle precarie condizioni del patrimonio edilizio.

Leggi tutto...

Cura animali

alimentiaccessorianimali-castelliromani

Alimenti ed accessori animali

Pet Shop Store

Pubblicità