I Castelli Romani e gli uragani mediterranei

Ciclone Mediterraneo CelenoDopo i disastri causati dall'uragano Katrina e la recente paura sperimentata da New York per il passaggio di Irene è aumentata anche in Europa la curiosità per questo tipo di fenomeni, che si considerano lontani ed inverificabili in Europa e nel bacino del Mediterraneo. Beh, non è così.

L'Europa viene spesso coinvolta dai resti degli uragani americani, lo è stata dopo Katrina e lo sarà con Irene che seppur declassata a tempesta tropicale approccerà il 3 settembre le coste inglesi potando piogge intense nei giorni seguenti anche sulla Scandinavia.

Le coste atlantiche possono poi essere occasionalmente interessate da uragani nati in acque extra-tropicali, come nel caso dell'uragano Vince: un uragano categoria 1 che contravvenendo alla regola che tali tempeste nascano solo in acque con temperatura superiore ai 26 gradi e a latitudini di 10° si sviluppò in pieno Atlantico approcciando poi violentemente la penisola iberica.

 

Ma il caso più frequente e tra i meno studiati è quello dei cosidetti Medicanes, ossia dei cicloni extra-tropicali (TLC) che nascono e si sviuppano nel bacino del Mediterraneo con una frequenza di 3 all'anno e che una volta ogni 3 anni assumono la forza di un vero e proprio uragano categoria 1 Saffir-Simpson, ovvero con venti fino a 153 Km/h.

Essi si formano tipicamente tra agosto e dicembre quando le acque del Mediterraneo sono più calde (sopra i 26°C, occasionalmente meno) e possono fornire l'energia necessaria allo sviluppo in ciclone di una depressione. Un Medicane si forma quando in una zona di mare molto calda nasce una depressione che comincia a spingere aria calda in alto che al salire di quota libera la sua umidità liberando ulteriore calore. Questo da' una spinta ancora maggiore all'aria che così liberatasi si spinge in quota fino al punto di congelamento dove si libera di tutto il calore residuo, cedendone ancora ed alimentando ulteriormente la struttura. Se il calore sottostante del mare è ancora forte dopo lo sviluppo di questa colonna d'aria, se in quota non sono presenti forti correnti che possano disturbarla e se la forza di Coriolis da' avvio alla rotazione della struttura si forma un vortice che comincia ad aspirare vapore e calore dal mare creando l'uragano. All'interno dello stesso dopo 36 ore si ha un cuore caldo che nei cat.1 è di 6/8°C maggiore della temperatura circostante, si forma l'occhio al cui interno la pressione atmosferica è molto bassa ed i venti intorno all'uragano raggiungono elevata intensità.

Frequenza degli uragani in Italia, da Fenomenti Temporaleschi.itTipicamente un Medicane non supera i 2 giorni di vita, questo perché il Mediterraneo non è così grande da impedirgli di poter toccar terra per un numero maggiore di giorni (il landfall indebolisce sempre velocemente la tempesta) e le sue dimensioni non superano quasi mai i 300/400 km di diametro. La pressione al loro interno può toccare valori molto bassi, ad esempio l'uragano Celeno raggiunse i 975 hPa e possono generare una costellazione di tornado o trombe marine. Come detto i loro venti possono raggiungere i 153 Km/h portando piogge torrenziali sulle coste colpite. Come esempi riportiamo i due cicloni del 1996, Cornelia e Samir, che accumularono fino a 480 mm in poche ore in alcune zone della Calabria e devastarono con i loro venti le Isole Eolie.

 

Di solito i Medicanes si formano e battono le parti più meridionali del bacino del Mediterraneo, dalle Baleari al Golfo della Sirte a Creta, e normalmente le coste laziali sono protette dalle masse di Sardegna e Corsica. Nonostante questo sistemi ciclonici particolarmente forti ed organizzati possono arrivare fino alle nostre Colline Romane, che ricordiamo non distano più di poche decine di km dal mare. Questo è stato il caso del ciclone Cornelia.

Uragano Cornelia, dal sito di Meteoscienze http://www.meteoscienze.it/storia-della-climatologia-italiana/873-qtlcq-e-medicanes-lesempio-di-un-ciclone-tropicale-mediterraneo-parte-seconda

 

Cornelia si formò a sud delle Baleari il 6 ottobre 1996 e fece il primo approdo sulla Sardegna con intensità di Tempesta Tropicale. Entrando nel Tirreno ancora molto caldo il giorno 8, si intensificò acquisendo forza e caratteristiche di uragano cat.1. Cornelia si abbatterè nella tarda serata del 9 ottobre sulle Isole Eolie, con venti di 145 km/h, devastandole. Distrusse linee telefoniche ed elettriche, provocò la morte di 3 persone e distrusse ed affondò decine di imbarcazioni. La circolazione ciclonica al passaggio di Cornelia provocherà alluvioni in Emilia-Romagna (fino a 300 mm nei giorni 7/9 ottobre), in Piemonte, in Calabria, nel Messinese e aggravando quella che sara' poi l'alluvione di Crotone. Condizioni sfavorevoli alla sua struttura (strong wind shear) provocarono un rapido indebolimento del sistema che approdò sulla Sicilia Orientale con intensità di tempesta tropicale. Ridotta a depressione tropicale mediterranea, Cornelia si sposterà a sud/est, sullo Ionio, dove ebbe un'ultima intensificazione fino a tempesta tropicale, lambendo Creta, per poi esaurirsi definitivamente l'11 ottobre sul Mediterraneo Orientale. Questo mostro investì il giorno 8 i nostri Castelli Romani, che fortunatamente distavano almeno 200 km dalla parte più violenta di esso, ma nonostante questo si ebbero 51.6 mm di pioggia registrati dalla stazione di Pantano Borghese, 49.2 mm a Velletri, 49.0 mm a Regillo, 48.0 a Castel Gandolfo, 47.0 mm a Tor Vergata, 45.4 mm a Frascati. Stazioni litoranee come Ostia Idrovore registrarono 91 mm di pioggia in poche ore, una mezza alluvione da cui i Castelli Romani si salvarono per pochi km e per il regime dei venti.

 

Il 1996 come pure il 2003 furono anni contraddistinti da diversi cicloni mediterranei, che fortunatamente tranne la citata Cornelia non interessarono le nostre zone. Un probabile uragano fu quello che coinvolse il 19/20 ottobre 1922 Roma ed i Castelli Romani. Purtroppo non abbiamo trovato nessuno studio in merito a quell'evento eccezionale che scaricò una valanga d'acqua sulla Provincia di Roma e le carte bariche ricostruite non chiariscono la cosa. Di certo fu un evento eccezionale, che registrò i maggiori accumuli del secolo nelle nostre zone.

Leggendo i giornali dell'epoca si evince che la pioggia cominciò durante la notte del 19 ed allagò buona parte di Roma e gli annali infatti ci dicono che in alcune zone della città si superarono i 200 mm in due giorni. Essa proseguì durante la notte e la mattina del 20 ottobre. L'area colpita fu praticamente tutto il Lazio con accumuli maggiori sulla costa romana, su parte della Tuscia e sui Colli Albani: i giornali dicono che il Tevere si ingrossò molto. Tali condizioni fanno pensare per estensione ed accumuli a qualcosa di più che forti temporali autunnali, peraltro non comunissimi durante le ore notturne. Ci riserviamo di tornarci in seguito, se otterremo nuovi dati, per ora vi presentiamo gli incredibili accumuli dei Castelli Romani e Prenestini, con Pantano Borghese che la sola serata del 19 ottobre registrò 252.3 mm. Se non fu uragano questo...

 

  • Pantano Borghese 252.3 mm il 19 e 56.7 mm il 20, tot. 309.0 mm
  • Rocca di Papa 125.5 mm il 19 e 77.5 mm il 20, tot. 201 mm
  • Velletri 95.0 mm il 19 e 48.0 mm il 20, tot. 143.0 mm
  • Frascati 109.2 mm il 19 e 23.4 mm il 20, tot. 132.6 mm
  • Albano Laziale 75.0 mm il 19 e 50.0 mm il 20, tot. 125.0 mm
  • Bivio Zagarolo-Palestrina 84.7 mm il 19 e 38.4 mm il 20, tot. 123.1 mm
  • Villa Mondragone (Monte Porzio Catone) 87.3 mm il 19 e 32.6 mm il 20, tot. 119.9 mm
  • Torrenova 50.4 mm il 19 e 52.2 mm il 20, tot. 102.6 mm
Joomla SEO powered by JoomSEF