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METEO GIORNALE
  • Estate 2025, ipotesi non stravagante di meteo d’Autunno da Luglio

    L'Oscillazione Nord Atlantica estiva negativa: come può spezzare l'Alta Pressione africana e scatenare maltempo estremo in Italia

    L'Oscillazione Nord Atlantica (NAO) rappresenta uno dei più importanti pattern climatici che influenza il tempo meteorologico europeo, e la sua fase estiva negativa può determinare drammatici cambiamenti nelle condizioni atmosferiche italiane, spezzando il dominio dell'alta pressione africana e aprendo la strada a fenomeni meteorologici estremi.  

    Che cos'è l'Oscillazione Nord Atlantica

    L'Oscillazione Nord Atlantica è un fenomeno atmosférico fondamentale che governa le variazioni nella differenza di pressione atmosferica tra due zone chiave dell'Atlantico settentrionale: la depressione d'Islanda e l'anticiclone delle Azzorre. Come evidenziato dal Met Office britannico, questo sistema di oscillazione controlla l'intensità e la direzione dei venti occidentali e la traiettoria delle perturbazioni attraverso l'Atlantico settentrionale. La NAO viene definita attraverso l'indice che misura la differenza di pressione tra queste due regioni. Quando l'indice è positivo, entrambi i sistemi di pressione sono più intensi del normale, creando una forte differenza pressoria che rinforza i venti occidentali e spinge le perturbazioni verso nord, interessando principalmente l'Europa settentrionale. Al contrario, quando la NAO è in fase negativa, entrambi i sistemi di pressione sono più deboli, i venti occidentali si indeboliscono e le perturbazioni tendono a seguire traiettorie più meridionali. Durante l'estate, questo meccanismo assume caratteristiche peculiari. La Summer North Atlantic Oscillation (SNAO), come documentato da recenti ricerche pubblicate su Nature Communications, rappresenta il modo dominante di variabilità atmosferica nel settore nord-atlantico durante i mesi estivi, spiegando il 37% della varianza regionale nella pressione al livello del mare.  

    Il meccanismo della NAO estiva negativa: come influenza il clima italiano

    Quando la NAO estiva entra in fase negativa, si verifica un indebolimento significativo del gradiente di pressione tra Islanda e Azzorre. Questo comporta una ristrutturazione completa dei pattern atmosferici europei, con conseguenze drammatiche per il clima italiano. In condizioni normali estive, l'alta pressione africana si estende stabilmente verso il Mediterraneo centrale, garantendo tempo stabile e caldo sull'Italia. Tuttavia, durante episodi di NAO negativa, questo sistema viene destabilizzato. L'indebolimento dei venti occidentali permette alle perturbazioni atlantiche di penetrare più facilmente verso sud, seguendo traiettorie che interessano direttamente il Mediterraneo. La conseguenza più significativa è la rottura dell'alta pressione africana che normalmente protegge l'Italia dal maltempo estivo. Quando questo scudo atmosferico viene meno, l'Italia si trova esposta a:
    • Incursioni di aria fresca atlantica che generano forti contrasti termici
    • Intensificazione dell'attività convettiva con formazione di temporali violenti
    • Cambiamento nella circolazione dei venti che favorisce l'instabilità atmosferica
    • Aumento della probabilità di eventi estremi come grandinate, tornado e nubifragi
     

    L'Estate del 2014: un evento meteo emblematico

    L'estate del 2014 rappresenta un esempio paradigmatico degli effetti di una NAO estiva negativa sull'Italia meridionale. Come documentato in uno studio pubblicato su ScienceDirect, l'Italia meridionale e i paesi limitrofi sperimentarono un'estate insolitamente umida e fredda durante il 2014. La ricerca scientifica rivela dati impressionanti: le precipitazioni di luglio 2014 furono dell'84% superiori alla normale climatologia del periodo 1982-2013, superando di oltre tre deviazioni standard i valori medi. Questo fenomeno ebbe conseguenze devastanti sull'economia regionale, danneggiando gravemente l'agricoltura e compromettendo il settore turistico. Le condizioni meteorologiche anomale ritardarono la maturazione dell'uva, causando un calo del 15% nella produzione vinicola italiana secondo l'Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino. Similmente, la produzione di olio d'oliva italiano subì una diminuzione del 34% a causa dell'estate fresca e umida, come riportato dal Consiglio Oleicolo Internazionale. Il meccanismo responsabile di questa situazione meteorologica estrema era legato alla presenza di anomalie positive della temperatura superficiale del mare nel Pacifico tropicale che, attraverso teleconnessioni atmosferiche, generarono onde di Rossby quasi-stazionarie con una fase ciclonica anomala sull'Europa meridionale. Questa circolazione ciclonica barotropa si estendeva ai livelli atmosferici inferiori, indebolendo l'alta pressione stagionale e causando le condizioni di maltempo prolungato.  

    Il precedente storico del 1976 record

    L'estate del 1976 rimane nella memoria climatologica europea come uno degli eventi più straordinari del XX secolo. Come documentato negli archivi meteorologici, questa stagione iniziò con caratteristiche di siccità estrema e caldo torrido in tutta Europa, ma subì una drammatica trasformazione a luglio. Il cambiamento fu repentino e devastante. L'Europa, che aveva sofferto per mesi sotto il dominio di un anticiclone persistente, si trovò improvvisamente sotto l'influenza di una configurazione atmosferica completamente ribaltata. La rottura dell'alta pressione portò a condizioni di maltempo generalizzato con caratteristiche tropicali. In Italia, gli effetti furono particolarmente severi. Il paese sperimentò una successione di eventi meteorologici estremi che incluse:
    • Nubifragi torrenziali che causarono alluvioni lampo
    • Formazione di tornado in diverse regioni della penisola
    • Grandinate eccezionali con chicchi di dimensioni record
    • Episodi di downburst con venti distruttivi
    Il fenomeno più straordinario si verificò in Basilicata, dove fu documentata la caduta di un chicco di grandine del peso di un chilogrammo intero. Questo evento rimane uno dei record mondiali assoluti per dimensioni di grandine e testimonia l'intensità estrema dei fenomeni convettivi che caratterizzarono quell'estate. Dopo un breve ritorno di condizioni estive attorno al periodo di Ferragosto, l'atmosfera precipitò rapidamente verso configurazioni autunnali. La fine di agosto presentava già caratteristiche tipiche di fine settembre, mentre ottobre assunse connotazioni tipicamente novembrine, con condizioni di nebbia persistente e piogge abbondanti che prolungarono l'anomalia stagionale.  

    Vi diciamo perché rovina l'Estate

    La transizione da condizioni di alta pressione stabile a maltempo estremo durante episodi di NAO negativa coinvolge processi fisici complessi che si sviluppano su scale temporali e spaziali multiple. Il punto cruciale risiede nella modificazione della struttura baroclinica dell'atmosfera. Durante la fase negativa, l'indebolimento del gradiente di pressione modifica la configurazione del jet stream atlantico, che assume traiettorie più ondulate e meridiane. Questa configurazione favorisce la formazione di blocchi atmosferici e la persistenza di pattern meteorologici anomali. Un aspetto particolarmente significativo, evidenziato dalle ricerche più recenti, riguarda il ruolo della stratosfera polare nell'influenzare la NAO estiva. Studi pubblicati su Nature Communications hanno dimostrato che anomalie nella forza del vortice polare stratosferico a maggio possono propagarsi verso il basso e influenzare la SNAO, creando finestre di opportunità per previsioni stagionali più accurate. Quando l'alta pressione africana viene "spezzata" dalla NAO negativa, si verifica una riorganizzazione completa della circolazione mediterranea. L'Italia si trova così esposta a incursioni di masse d'aria atlantiche più fresche e umide che, incontrando il terreno riscaldato dal sole estivo, generano contrasti termici estremi. Questi contrasti sono il motore energetico dei fenomeni convettivi intensi. L'energia potenziale convettiva disponibile (CAPE) raggiunge valori elevati, mentre il wind shear verticale crea le condizioni ottimali per lo sviluppo di supercelle temporalesche capaci di produrre grandine di grandi dimensioni, tornado e downburst.  

    NAO negativa estiva? Una rovina per turismo e agricoltura

    Gli impatti di una NAO estiva negativa estendono i loro effetti ben oltre i fenomeni meteorologici immediati, creando cascate di conseguenze che investono tutti i settori della società italiana. Nel settore agricolo, la rottura improvvisa delle condizioni estive stabili può causare danni devastanti alle colture. Le grandinate intense danneggiano frutteti e vigneti, mentre le precipitazioni eccessive possono causare marciumi e ritardare le operazioni di raccolta. Come evidenziato dagli studi sui cambiamenti climatici in Italia, questi eventi estremi stanno diventando sempre più frequenti e intensi. Il settore turistico subisce impatti significativi, specialmente nelle regioni costiere dove l'economia dipende largamente dalle attività balneari estive. Il maltempo prolungato può decimare le presenze turistiche, con effetti economici che si propagano attraverso l'intera filiera dell'ospitalità. Gli ecosistemi naturali mostrano particolare vulnerabilità a questi cambiamenti repentini. Le foreste possono subire danni da vento e grandine, mentre i cicli riproduttivi di molte specie animali e vegetali vengono alterati dai cambiamenti improvvisi nelle condizioni climatiche.  

    Previsione

    La capacità di prevedere episodi di NAO estiva negativa rappresenta una sfida scientifica di primo piano con implicazioni pratiche enormi. Le ricerche più avanzate, come quelle pubblicate su Nature Communications, stanno aprendo nuove prospettive nella previsione stagionale di questi fenomeni. Gli scienziati hanno identificato il ruolo cruciale della stratosfera polare come precursore della NAO estiva. L'anomala intensità del vortice polare stratosferico a maggio può propagarsi verso il basso e influenzare il pattern estivo, offrendo finestre di prevedibilità fino a un mese prima dell'estate. Tuttavia, i sistemi di previsione attuali mostrano ancora limitazioni significative. La maggior parte dei modelli climatici operazionali non riesce a catturare adeguatamente la variabilità della NAO estiva, lasciando la società impreparata di fronte agli eventi estremi. Il cambiamento climatico globale sta inoltre modificando le caratteristiche della NAO e dei suoi impatti. L'aumento delle temperature globali altera i gradienti termici che guidano la circolazione atmosferica, potenzialmente modificando la frequenza e l'intensità degli episodi di NAO negativa.  

    Dobbiamo adattarci al nuovo clima, la NAO negativa può presentarsi improvvisamente, in specie con i cambiamenti climatici

    La comprensione dei meccanismi attraverso cui una NAO estiva negativa può spezzare l'alta pressione africana e determinare maltempo estremo in Italia rappresenta un elemento cruciale per sviluppare strategie di adattamento e resilienza climatica. Gli esempi storici del 1976 e del 2014 dimostrano chiaramente come questi fenomeni possano avere impatti devastanti su agricoltura, economia e società. La natura improvvisa e intensa di questi cambiamenti atmosferici richiede sistemi di allerta precoce sempre più sofisticati e piani di emergenza adeguati. La ricerca scientifica sta facendo progressi significativi nella comprensione dei meccanismi fisici che governano questi fenomeni, aprendo nuove possibilità per migliorare le previsioni stagionali. L'identificazione del ruolo della stratosfera polare rappresenta un passo importante verso previsioni più accurate e tempestive.
  • Meteo, ti sembra tutto tranquillo? Guarda cosa sta per ARRIVARE

    Quando si parla di meteo estremo, non sempre ci si rende conto di quanto sottile possa essere la linea tra la stabilità atmosferica e un violento temporale.   Eppure, nelle prossime ore il Nord Italia potrebbe vivere proprio questa trasformazione repentina, frutto di un meccanismo atmosferico tanto semplice quanto esplosivo. È l’incontro tra aria calda e umida nei bassi strati e aria più fredda in arrivo in quota a creare le condizioni ideali per la formazione di temporali intensi, spesso sottovalutati nella loro pericolosità.  

    Il motore invisibile: cosa scatena davvero un temporale violento

    Nei giorni scorsi, l’anticiclone africano ha avvolto gran parte della penisola italiana in una bolla di caldo e umidità stagnante. Questa presenza subtropicale ha determinato un’atmosfera statica, opprimente e carica di energia latente. Ma è proprio in queste situazioni che basta poco per cambiare il quadro meteorologico: una corrente più fresca e instabile proveniente dall’Atlantico può insinuarsi al di sopra dello strato caldo, innescando un brusco sollevamento dell’aria.   L’aria calda, essendo più leggera, tende naturalmente a salire. Quando incontra l’aria fredda in quota, viene spinta con forza verso l’alto. Durante questa ascesa, si espande e si raffredda, fino a raggiungere il punto di condensazione. Il risultato è la formazione di nubi convettive che crescono in modo verticale: dai cumuli più modesti si passa rapidamente alla costruzione di cumulonembi, vere torri di vapore che possono superare i 12 km di altezza.  

    Il segnale nel cielo: l’incudine che annuncia il caos

    Quando osserviamo una nube a forma di incudine, stiamo guardando la parte superiore di una colonna d’aria in ebollizione. La classica "testa piatta" che si allarga in orizzontale indica che la nube ha raggiunto la tropopausa, il limite superiore della troposfera. Da quel momento in poi, il sistema può diventare autorigenerante, alimentato da una continua fornitura di calore e umidità dal suolo.   In queste condizioni, non è raro assistere alla nascita di veri e propri MCS (Mesoscale Convective Systems): sistemi temporaleschi su scala meso che durano molte ore e possono spostarsi anche per centinaia di chilometri, lasciando dietro di sé una scia di forti piogge, grandinare e raffiche di vento.  

    Perché il Nord Italia è sempre nel mirino

    La Pianura Padana e le aree adiacenti sono una delle zone più predisposte d’Europa alla formazione di temporali esplosivi. Il motivo risiede in una combinazione di fattori geografici e climatici. In primis, l’orografia complessa – con Alpi, Prealpi e Appennini – che costringe le masse d’aria a salire forzatamente. Questo fenomeno, noto come sollevamento orografico, favorisce la formazione di nubi temporalesche proprio lungo le fasce pedemontane.   In secondo luogo, la vicinanza con il Mediterraneo garantisce un costante apporto di umidità, che viene trattenuta nei bassi strati durante le fasi di caldo prolungato. Dopo giornate dominate dal sole e dall’afa, la quantità di energia potenziale immagazzinata in atmosfera è altissima. Serve solo un innesco – come una saccatura in quota – per liberarla in modo improvviso e violento.  

    Tempeste in incubazione: serve attenzione, non allarmismo

    Il meteo non è una scienza esatta, ma la fisica dell’atmosfera è chiara: quando si verificano forti contrasti verticali tra masse d’aria, l’instabilità è pronta a esplodere. Non si tratta di allarmismo, ma di lettura scientifica di indicatori precisi. L’arrivo di aria più fredda sopra un suolo rovente è tra questi.   I modelli previsionali stanno già segnalando una crescente probabilità di temporali localmente intensi, soprattutto nelle ore pomeridiane e serali, a partire da settori alpini e prealpini in discesa verso le pianure. Le condizioni saranno particolarmente favorevoli alla formazione di celle temporalesche persistenti, che potrebbero scaricare grandi quantità di pioggia in poco tempo.  

    Uno scenario che si ripete: il nuovo volto dell’estate italiana

    Il quadro che sta emergendo non è isolato: episodi simili si stanno moltiplicando negli ultimi anni, facendo parlare molti esperti di un cambiamento nel paradigma estivo. L’estate italiana, tradizionalmente sinonimo di stabilità anticiclonica, è ora sempre più interrotta da break temporaleschi rapidi ma molto intensi. La spiegazione va ricercata anche nei mari più caldi, nella tropicalizzazione del clima e nella maggiore frequenza di ondate di calore.   In questo contesto, il meteo diventa uno strumento fondamentale non solo per chi pianifica le vacanze, ma anche per la sicurezza pubblica. Riconoscere in anticipo i segnali di instabilità può fare la differenza tra una giornata di sole e una grandinata distruttiva. E da oggi, tutti gli indicatori puntano nella stessa direzione: il Nord Italia è di nuovo sotto osservazione meteo.
  • Hunga Tonga-Hunga Ha’apai, studio su effetti clima in vista eruzione Pacifico

    L'eruzione del vulcano Hunga Tonga-Hunga Ha'apai del gennaio 2022 ha rappresentato un evento geologico di portata straordinaria, configurandosi come la più grande eruzione sottomarina mai documentata nella storia moderna delle osservazioni vulcanologiche. Questo fenomeno eccezionale ha attirato l'attenzione della comunità scientifica internazionale non solo per la sua imponenza, ma soprattutto per le sue peculiari caratteristiche chimiche e climatiche che hanno rivoluzionato la nostra comprensione degli impatti vulcanici sul sistema Terra.   Le analisi dettagliate condotte sui bilanci geochimici di zolfo e vapore acqueo rilasciati durante l'evento eruttivo hanno rivelato dati sorprendenti che sfidano le aspettative consolidate sui meccanismi di interazione tra vulcanismo sottomarino e atmosfera terrestre. Durante l'eruzione, il vulcano ha liberato una quantità impressionante di anidride solforosa pari a 18,8 Tg (terogrammi), una cifra che, se completamente immessa in atmosfera, avrebbe potuto generare significative perturbazioni climatiche su scala globale.   Tuttavia, la realtà dei processi fisico-chimici che hanno caratterizzato questa eruzione sottomarina ha mostrato un comportamento del tutto inaspettato. Meno del 7% dell'anidride solforosa totale prodotta dal magma è effettivamente riuscita a raggiungere l'atmosfera terrestre, mentre la stragrande maggioranza di questo composto chimico si è dissolta direttamente nell'oceano durante le fasi più violente dell'attività vulcanica.   Questo meccanismo di dissoluzione oceanica si è verificato in condizioni estreme, durante la frammentazione esplosiva del magma che si trovava a profondità comprese tra i 400 e i 1.000 metri sotto il livello del mare. A queste profondità, la pressione idrostatica esercitata dalla colonna d'acqua sovrastante crea condizioni fisiche particolari che favoriscono la dissoluzione dei gas vulcanici direttamente nell'acqua marina, impedendo la loro risalita verso la superficie e il successivo passaggio in atmosfera.   Le misurazioni satellitari condotte durante e dopo l'evento eruttivo hanno fornito dati fondamentali per quantificare con precisione il contenuto di anidride solforosa che è effettivamente entrato nel sistema atmosferico. Questi strumenti di telerilevamento, dotati di sensori altamente specializzati, hanno permesso di tracciare in tempo reale la dispersione dei gas vulcanici e di distinguere chiaramente tra i composti rimasti confinati negli strati oceanici e quelli che hanno raggiunto l'atmosfera.   Nonostante la ridotta frazione di anidride solforosa atmosferica, l'eruzione di Hunga Tonga ha comunque prodotto impatti significativi sulla composizione della stratosfera. Gli studi condotti sui cambiamenti su larga scala nell'alta atmosfera hanno documentato alterazioni chimiche e fisiche che si sono propagate ben oltre l'area di immediata influenza del vulcano, dimostrando come anche quantità relativamente limitate di gas vulcanici possano influenzare i delicati equilibri atmosferici quando rilasciate in determinate condizioni.   Un aspetto particolarmente interessante di questa eruzione è stato il rilascio massiccio di vapore acqueo nell'atmosfera, un fenomeno che ha accompagnato l'emissione di anidride solforosa e che ha contribuito a modificare temporaneamente la composizione chimica degli strati atmosferici superiori. Il vapore acqueo, normalmente presente in quantità limitate nella stratosfera, ha raggiunto concentrazioni anomale che hanno influenzato i processi radiativi e le dinamiche atmosferiche a scala globale.   Questi risultati hanno implicazioni profonde per la climatologia vulcanica e per la nostra capacità di prevedere gli effetti climatici delle future eruzioni sottomarine. La scoperta che una parte così significativa dei gas vulcanici può rimanere confinata negli oceani piuttosto che entrare in atmosfera suggerisce che i modelli climatici potrebbero dover essere rivisti e calibrati per tenere conto di questi meccanismi di sequestro oceanico.   L'eruzione di Hunga Tonga rappresenta quindi un caso studio fondamentale per comprendere come le eruzioni sottomarine possano avere impatti climatici globali attraverso meccanismi diversi da quelli tradizionalmente considerati, aprendo nuove prospettive di ricerca nel campo delle interazioni tra geodinamica, oceanografia e climatologia.

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Nel weekend tornano un po' di freddo e di pioggia. Inizio marzo con la neve?

Se ci fosse ancora bisogno di conferme riguardo alla grande anomalia stagionale che stiamo vivendo riportiamo il dato registrato dall'osservatorio meteo del Collegio Romano a Roma, che rimarca come in 232 anni di rilevazioni non c'era mai stata una massima oltre i 20 gradi nella seconda decade di febbraio, cosa accaduta il 18 febbraio 2014 con una massima di +20.6°C.

Il dato è probabilmente indicativo anche per i Castelli Romani, dove serie storiche simili non sono purtroppo disponibili, tuttavia fanno scalpore le Rocche che avvicinano di massima i 18 gradi.

Andata via la campana anticiclonica africana responsabile di tali valori la settimana tra qualche pioggia e giornate gradevoli ha visto un generale abbassamento delle temperature, che culminerà nel weekend con il ritorno su (freddi) valori tipici del periodo: aria atlantica piuttosto fresca sta entrando in queste ore sulla Penisola col risultato di portare nuove piogge nella giornata di sabato, mentre domenica i cieli si apriranno ad ampie schiarite e farà piuttosto freddo, specie al mattino e la notte come non si sentiva da mesi. I valori in realtà saranno modesti, ma riporteranno in clima più invernale le nostre colline, in attesa di una possibile e tardiva irruzione invernale con direzione tirrenica, che i modelli vedono per i primi giorni di marzo; ma di questo avremo modo di scriverne nei prossimi giorni.

Ecco intanto le nostre previsioni del weekend:

Sabato 22 febbraio: piogge di debole/moderata intensità nella mattinata, che andranno scemando nel corso della giornata, con aperture nel pomeriggio/serata. Temperature in diminuzione, specie le massime. Venti deboli in rinforzo quelli occidentali in serata.

Domenica 23 febbraio: cieli perlopiù sereni e senza precipitazioni. Temperature massime in rialzo per il soleggiamento, minime in diminuzione. Venti di debole-moderata intensità, maggiore in serata.

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