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METEO GIORNALE
  • Meteo: NEVE in pianura? I motivi per il Sì

    Prevedere con precisione nevicate in pianura nel meteo a lungo termine non è mai un compito semplice. Le dinamiche meteorologiche sono complesse e, spesso, dipendono da fattori che si sviluppano solo nell’immediato. Tuttavia, alcune configurazioni atmosferiche sembrano suggerire che il freddo possa tornare protagonista, sebbene con molte incertezze. Uno degli elementi chiave in questa possibile evoluzione è il ritorno dell’Anticiclone Russo-Siberiano, una figura atmosferica che negli ultimi anni è stata spesso inattiva, lasciando spazio a condizioni più miti e umide.  

    Il ruolo dell’anticiclone russo

    Quando l’Anticiclone Russo-Siberiano è in piena attività, masse d’aria gelida riescono a raggiungere le latitudini più meridionali, incluse quelle del Mediterraneo. Questo fenomeno, se combinato con le correnti umide provenienti dall’Atlantico, può generare condizioni ideali per nevicate diffuse, anche a livello del mare. Negli ultimi inverni, però, l’anticiclone si è dimostrato poco attivo, limitando l’afflusso di aria fredda continentale verso l’Italia. Al suo posto, le correnti umide atlantiche hanno dominato, portando piogge in pianura e confinando le nevicate alle Alpi o alle vette più alte dell’Appennino. Questa situazione ha contribuito a una progressiva riduzione delle nevicate a bassa quota.  

    La situazione attuale: un possibile cambiamento

    Le ultime elaborazioni dei modelli meteorologici suggeriscono un possibile rafforzamento dell’Anticiclone Russo-Siberiano. Se questa configurazione si verificasse, masse di aria gelida potrebbero spingersi verso il Mediterraneo, interessando anche l’Italia. Tuttavia, non è detto che l’Atlantico riesca a interagire con l’aria fredda, il che potrebbe limitare le nevicate in pianura al Nord e spostarle lungo le coste adriatiche. Laddove l’aria gelida orientale incontrasse le acque più miti dell’Adriatico, potrebbero innescarsi episodi di nevicate localizzate, ma probabilmente di breve durata. Alcuni modelli meteorologici più ottimistici indicano invece un’interazione più marcata tra le correnti fredde provenienti da est e le perturbazioni atlantiche. In questo caso, l’Italia si troverebbe al centro di una battaglia tra masse d’aria contrastanti, creando le condizioni ideali per nevicate diffuse in pianura, non solo al Nord ma anche lungo le coste tirreniche.  

    Un compromesso possibile

    Attualmente, il quadro più realistico sembra essere una via di mezzo. È plausibile che si verifichi una moderata irruzione di aria fredda da Est, accompagnata da una parziale interazione con le perturbazioni atlantiche. Questo scenario potrebbe portare nevicate a quote basse in alcune aree specifiche, come le regioni adriatiche, mentre altre zone, soprattutto quelle settentrionali, potrebbero essere interessate da piogge o neve solo alle quote più elevate. Un elemento di incertezza riguarda il cuscino freddo padano, un fenomeno che in passato garantiva spesso nevicate in pianura al Nord. Negli ultimi anni, però, questo strato di aria fredda si è mostrato meno intenso e persistente, riducendo ulteriormente le possibilità di neve a bassa quota.  

    Nevicate in pianura: un evento sempre più raro

    Le nevicate a bassa quota sono sempre più una rarità nel contesto climatico attuale. Fattori come il riscaldamento globale e la modificazione delle configurazioni bariche stanno rendendo meno frequente la combinazione di freddo intenso e perturbazioni umide necessarie per portare la neve fino in pianura. In passato, eventi di questo tipo erano più comuni, persino a fine febbraio, ma oggi, quando si verificano, sono spesso di breve durata e coinvolgono aree sempre più ristrette. Questo non significa che non ci saranno più nevicate in pianura, ma piuttosto che si tratterà di episodi sporadici e difficili da prevedere con largo anticipo.  

    Un inverno che cambia volto

    Anche se i modelli suggeriscono la possibilità di episodi freddi e nevosi, rimane importante mantenere un approccio realistico. La stagione meteo invernale sta cambiando volto, con condizioni sempre più caratterizzate da temperature miti e precipitazioni nevose limitate alle medie e alte quote.
  • Meteo: Stati Uniti colpiti in pieno dal gelo siderale, effetti in Italia?

    Negli ultimi giorni, l'ondata di freddo eccezionale che ha investito gli Stati Uniti d’America e il Canada ha fatto parlare di sé. Temperature gelide, venti polari e nevicate record hanno raggiunto persino aree solitamente miti come le coste del Golfo del Messico, portando a chiedersi se una simile situazione meteorologica possa colpire anche l’Italia e l’Europa.  

    Le cause del gelo nordamericano

    Il continente nordamericano, con la sua estensione dalle regioni artiche alle coste tropicali del Golfo del Messico, offre condizioni uniche per l’arrivo di masse d’aria fredda. La scarsità di mari che potrebbero attenuare gli effetti delle correnti polari permette a tali masse di spingersi rapidamente verso sud, in pochi giorni.   Le cronache riportano temperature fino a -15 °C in città situate alla stessa latitudine di Palermo e Catania, mentre zone più meridionali, come la costa del Texas, hanno registrato valori sotto lo zero. Questo fenomeno non è inedito: negli ultimi anni si sono verificati episodi simili, ma quello attuale si distingue per l’intensità del freddo e l’ampiezza delle aree colpite.   Anche regioni come la Florida, con una media invernale mite, hanno registrato temperature anomale: a Miami, ad esempio, il termometro è sceso a 8 °C, un evento raro per un’area abituata a climi caldi. Per i residenti locali, si tratta di un’eccezione, mentre per le città italiane, come Milano o Roma, valori simili sono comuni durante i mesi invernali.   Il fenomeno del wind chill, o temperatura percepita, peggiora la situazione negli Stati Uniti d’America. Venti gelidi possono abbassare drasticamente la percezione del freddo: un valore reale di 0 °C, ad esempio, può sembrare -10 °C o meno a causa del raffreddamento causato dal vento. La città di Buffalo, situata vicino al lago Erie, è un esempio estremo: negli anni passati, venti simili a uragani hanno provocato nevicate eccezionali e temperature interne delle abitazioni scese fino a 5 °C, a causa delle strutture gelate.  

    Differenze tra il meteo nordamericano e quello europeo

    È improbabile che il gelo americano possa arrivare in Europa nella stessa forma. La conformazione geografica e l’assetto atmosferico del nostro continente ostacolano il trasferimento diretto di masse d’aria artica. In Europa, i principali responsabili delle ondate di gelo sono le correnti provenienti dalla Scandinavia o dalla Russia, piuttosto che dal Nord America.   Le attuali proiezioni meteo indicano che l’ondata di freddo nordamericana resterà confinata oltre oceano. Il vortice polare, responsabile delle condizioni estreme negli Stati Uniti, è stato spinto verso sud-est, ma le barriere naturali e la circolazione atmosferica dell’Atlantico impediscono una propagazione diretta verso l’Europa.   Per il nostro continente, questo significa che non assisteremo a un’ondata di gelo di pari intensità. Inoltre, i mari che circondano l’Europa, come il Mediterraneo, forniscono un effetto mitigante che rende le temperature generalmente meno rigide rispetto a quelle nordamericane.  

    L’impatto del riscaldamento globale sul vortice polare

    Gli eventi meteo estremi, come le ondate di freddo negli Stati Uniti d’America, sono spesso collegati a un vortice polare più instabile, un fenomeno che potrebbe essere accentuato dal riscaldamento globale. Le acque oceaniche più calde e l’aumento delle temperature globali influenzano la circolazione atmosferica, rendendo più frequenti anomalie come quelle osservate oltreoceano.   Tuttavia, anche nei casi più estremi, è raro che in Italia si verifichino condizioni simili. Le ondate di freddo più rigide registrate nel nostro Paese, come quelle del 1956 o del 1985, pur causando disagi significativi, non hanno mai raggiunto i livelli di intensità del gelo nordamericano.  

    Le prospettive meteo per l’Italia

    Secondo gli ultimi modelli di previsione, il grande gelo americano non raggiungerà l’Europa né l’Italia. Al momento, le condizioni meteorologiche italiane dipendono principalmente da correnti atlantiche o da impulsi provenienti da nord-est, legati alla Russia o alla Scandinavia. Sebbene tali configurazioni possano portare episodi di freddo intenso, non sono paragonabili agli eventi estremi osservati negli Stati Uniti.   Inoltre, i recenti inverni italiani sono stati influenzati da un andamento climatico più mite, con temperature spesso superiori alla media stagionale. Anche in caso di un’irruzione di aria fredda nelle prossime settimane, difficilmente si tratterà di un fenomeno paragonabile al freddo polare che sta colpendo il continente nordamericano.   Per il momento, quindi, il gelo rimane un fenomeno circoscritto agli Stati Uniti d’America, dove i venti gelidi e le nevicate record continuano a dominare il panorama meteo. L’Italia, invece, può contare su una situazione più stabile e su condizioni climatiche meno estreme.
  • Meteo, torna la NEVE sulle Alpi: ecco le DATE delle bufere

    La neve è pronta a fare il suo ritorno sulle Alpi, portando finalmente un cambiamento significativo delle condizioni meteo sulle montagne del Nord Italia.   Dopo una prima parte dell'inverno caratterizzata da nevicate scarse o sporadiche, le ultime previsioni indicano un imminente aumento delle precipitazioni nevose, grazie all’arrivo di umide correnti atlantiche.   Già durante il fine settimana appena trascorso si è osservato un primo accenno di questo cambiamento, con deboli nevicate che hanno interessato le Alpi occidentali a partire dagli 800-1000 metri di quota. Sebbene gli accumuli siano stati limitati, l’evento rappresenta un chiaro segnale di una dinamica meteorologica più favorevole per le montagne del Nord Italia.   Nel corso della giornata odierna, lunedì 20 gennaio, ulteriori nevicate sono attese sulle montagne di Piemonte, Valle d'Aosta, Lombardia e Liguria, con la neve che si depositerà prevalentemente sopra i 900-1200 metri. In questa fase, tuttavia, i fenomeni saranno di intensità moderata, con accumuli generalmente contenuti entro i 10 centimetri.   Un’eccezione potrebbe verificarsi sulle Alpi Marittime, dove le precipitazioni nevose saranno più abbondanti. Questo scenario di neve limitata rappresenta solo un preludio a quanto ci si aspetta nei giorni successivi, quando le condizioni meteo subiranno un’ulteriore intensificazione.   A metà settimana, infatti, è prevista l’arrivo di una perturbazione atlantica particolarmente attiva, che porterà maltempo diffuso su tutto il Nord Italia. La neve inizierà a cadere con maggiore consistenza già nella mattinata di mercoledì 22 gennaio sulle Alpi occidentali e, salvo brevi pause, continuerà con regolarità per 48-72 ore su gran parte dell’arco alpino.   Le nevicate interesseranno principalmente le quote sopra gli 800-1200 metri e si protrarranno fino alla sera di venerdì 24 gennaio. Gli accumuli più significativi sono previsti sulle montagne di Piemonte e Lombardia, dove in alcune aree potrebbe cadere oltre un metro di neve fresca.   Questo evento rappresenterà probabilmente la nevicata più importante di questa prima parte di inverno per le Alpi settentrionali.   Il ritorno della neve rappresenta una svolta in una stagione finora piuttosto deludente per le Alpi, che hanno visto poche e modeste nevicate, in netto contrasto con i rilievi del Sud Italia, dove l’inverno è stato sorprendentemente generoso con nevicate abbondanti.   Tuttavia, le prospettive per il resto della stagione sembrano indicare un trend meteorologico favorevole. Le proiezioni a lungo termine suggeriscono che le correnti atlantiche continueranno a dominare la scena tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio, portando periodi di maltempo ricorrente su gran parte del Paese.   Questo scenario, pur associato a temperature non particolarmente rigide, garantirà ulteriori precipitazioni, con nuove nevicate sulle Alpi, soprattutto a quote medio-alte.   In sintesi, dopo un avvio sottotono, la stagione invernale sulle Alpi sta per vivere un momento significativo, grazie a una dinamica atmosferica che promette di riportare il manto nevoso tanto atteso.   Le previsioni attuali lasciano intravedere un proseguimento in cui la neve continuerà a fare la sua comparsa, seppur con caratteristiche meteo variabili in base alle altitudini.

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