Roma sperimenta sporadicamente terremoti sensibili per la popolazione, e ancor piu' raramente terremoti abbastanza forti da produrre modesti danni alle strutture. Questi terremoti "romani" possono essere suddivisi in tre grandi categorie: 1) I terremoti appenninici, in genere eventi distruttivi all' epicentro che vengono risentiti fortemente fino alle coste adriatiche e tirreniche. Terremoti di questo tipo, l' ultimo dei quali e' stato quello che ha devastato Avezzano e la Marsica nel 1915 uccidendo oltre 30.000 persone, vengono risentiti a Roma con intensita' fino all' VIII grado della scala Mercalli. Ad Esempio, il Colosseo e' stato ripetutamente danneggiato da eventi di provenienza appenninica agli inizi del V secolo, tra il 484 e il 508, nell' 801, nel 1349, nel 1703. Restauri completati nel 1815 consentirono al Colosseo di soppravvivere senza alcun danno al terremoto del 1915, che tuttavia dannegia' almeno 50 chiese nel centro di roma. 2) I terremoti della zona dei Castelli Romani, eventi legati alla fase terminativa dell' attivita' vulcanica che ha modellato questa zona. I terremoti dei Castelli si presentano o in sciami, come quelli del maggio del 1981 e dell' aprile del 1989, che possono dare anche migliaia di scosse in prevalenza strumentali nell' arco di diversi mesi, o in scosse isolate come quelle che colpirono Frascati nel 1899 e Nemi nel 1927.