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METEO GIORNALE
  • Refrigerio breve. Meteo verso una FORTISSIMA Onda di Caldo

    Mentre i colleghi si concentreranno ampiamente sul refrigerio temporaneo che sta interessando l'Italia, è fondamentale addentrarsi in un territorio previsionale che, seppur caratterizzato da incertezze, permette di stabilizzare una traccia evolutiva meteorologica attraverso un'analisi accurata. Questa metodologia ha già dimostrato la sua efficacia nella previsione del current refresh, comunicato con una settimana di anticipo pur sottolineando sempre la necessità di conferme successive. È importante comprendere che le gocce d'aria fredda risultano significativamente meno prevedibili rispetto alle onde di calore di origine africana, a causa delle loro dinamiche atmosferiche più complesse e variabili.   Le previsioni indicano chiaramente l'arrivo di una nuova onda di calore africano che si profila come un evento di portata eccezionale. La realtà è che non siamo preparati ad affrontarlo sotto molteplici aspetti, dalle infrastrutture ai sistemi di adattamento urbano. Un esempio concreto e preoccupante è rappresentato dai continui blackout che hanno già colpito durante la recente ondata di calore, tanto da costringere molti a abbandonare l'utilizzo di computer fissi in favore di dispositivi portatili per evitare la perdita di dati e lavoro. Questi blackout si sono verificati anche in città che si vantano di essere all'avanguardia come Milano, in pieno centro città, evidenziando la vulnerabilità delle nostre infrastrutture elettriche.   Secondo ricerche pubblicate su PMC, i blackout durante le ondate di calore amplificano significativamente il rischio di mortalità e morbilità. Uno studio del 2023 ha rilevato che gli eventi di interruzione della rete elettrica negli Stati Uniti sono aumentati del 151% tra il 2015 e il 2021, con la maggior parte di questi eventi concentrati nei mesi estivi quando la domanda di elettricità raggiunge il picco annuale. Il problema si aggrava considerando che l'85-95% dei trasformatori elettrici diventa meno efficiente durante le ondate di calore, come documentato dalla ricerca di Climate Central.   La questione climatica trova una voce autorevole e coraggiosa in Mario Tozzi, il cui libro sui cambiamenti climatici merita profonda ammirazione per il modo diretto e scientificamente fondato con cui affronta tematiche spesso ostacolate dalle forze politiche che controllano molti mass media. Le sue posizioni, completamente confermate dai dati, evidenziano pratiche e comportamenti che devono essere assolutamente evitati, temi che vengono frequentemente sottolineati anche nelle analisi meteorologiche più approfondite.   Dal punto di vista previsionale, ogni onda di calore ha un'affidabilità altissima nelle linee generali, grazie ai progressi dei modelli matematici, mentre i dettagli specifici dell'evento meteorologico richiedono naturalmente aggiornamenti continui. A partire dal prossimo fine settimana, salvo sconvolgimenti improvvisi nella circolazione atmosferica generale, l'Italia entrerà in una fase di onda di calore che potrebbe protrarsi per almeno una settimana e oltre.   I modelli matematici offrono prospettive differenti ma complementari. L'ECMWF (European Centre for Medium-Range Weather Forecasts), generalmente più stabile e accurato in questo periodo, prospetta una durata dell'evento di calore anche superiore a una settimana. Questo modello, operante con una risoluzione di 9 km e considerato il più affidabile a livello globale secondo studi pubblicati su Earth's Future, utilizza equazioni non idrostatiche che tengono conto dell'altitudine per previsioni più accurate.   Il GFS (Global Forecast System) americano risulta invece più incerto in questa fase, caratteristica che ha mostrato tanto nella gestione delle previsioni della goccia d'aria fredda quanto nell'analisi dell'onda di calore. Quando si parla di "run" del modello matematico, ci si riferisce a ciascuna singola elaborazione che il supercomputer esegue ogni 6-12 ore, utilizzando i dati meteorologici più aggiornati come condizioni iniziali. Il GFS produce nuovi run ogni 6 ore, mentre l'ECMWF ogni 12 ore, ma con risoluzione superiore. Ogni run rappresenta quindi una "fotografia" previsionale aggiornata dello stato futuro dell'atmosfera.   Interessante notare che il GFS sta annunciando ipotesi di un nuovo refrigerio per fine mese, accompagnato da temporali che, visti i contrasti termici estremi, potrebbero manifestarsi con intensità violentissima. Questo scenario merita approfondimenti specifici per comprendere perché i danni causati da questi fenomeni estivi sono diventati così frequenti e devastanti. Ricerche pubblicate su Nature documentano come la frequenza di temporali severi in Europa sia destinata ad aumentare nel XXI secolo a causa dell'instabilità crescente, con particular focus sui grandini di grandi dimensioni che diventeranno più comuni.   Gli studi di Scientific American evidenziano come i temporali estremi siano influenzati da due fattori contrastanti: l'aumento del CAPE (Convective Available Potential Energy) dovuto al riscaldamento superficiale e maggiore umidità, controbilanciato dalla diminuzione del wind shear dovuto al riscaldamento artico. Il risultato netto tende verso temporali più intensi ma potenzialmente meno tornaci, con un aumento significativo dei downburst e venti lineari devastanti.   Per quanto riguarda la nuova ondata di calore in arrivo, le proiezioni indicano la possibilità di un incremento termico di 2°C o più rispetto all'episodio precedente. Questa escalation termica, se confermata, porterebbe alcune aree d'Italia a sperimentare temperature senza precedenti per il periodo. La combinazione di temperature estreme prolungate e umidità elevata creerà condizioni di stress termico particolarmente pericolose per la salute pubblica.   L'analisi delle infrastrutture elettriche rivela che durante un'ondata di calore, la rete elettrica subisce un doppio colpo: la domanda di elettricità aumenta drasticamente per l'uso dei condizionatori, mentre simultaneamente l'efficienza della trasmissione elettrica diminuisce. Le turbine a gas naturale, ad esempio, perdono circa il 25% della loro efficienza con il caldo estremo, mentre i pannelli solari paradossalmente producono meno energia quando le temperature ambientali sono eccessivamente elevate.   I prossimi aggiornamenti meteo forniranno dettagli più specifici sull'evoluzione di questo scenario termico, ma la tendenza generale verso un luglio 2025 eccezionalmente caldo appare ormai consolidata nelle proiezioni dei principali centri meteorologici internazionali, confermando la necessità di strategie di adattamento sempre più urgenti per affrontare la nuova realtà climatica europea.
  • Meteo, le nuove Ondate di Freddo

      Sembra un controsenso, ma durante questa fase climatica caratterizzata dal riscaldamento globale, non diffusamente, si possono verificare ondate di freddo intense, improvvise, di eccezionale intensità, anche di lunga durata o ripetute nel tempo. Questo fenomeno apparentemente paradossale rappresenta una delle manifestazioni più controintuitive del cambiamento climatico, ma è scientificamente ben documentato e comprensibile attraverso i meccanismi di disturbo del vortice polare.   L'evento storico di New Orleans: quando i tropici incontrano l'Artico Qualcosa di simile è avvenuto negli Stati Uniti centro-orientali nell'inverno 2024-2025, culminando nella grande tempesta di neve nel nord della Florida, nel Texas, fino alle coste del Golfo del Messico. A New Orleans, città dal clima decisamente non rigido, si è verificato un evento meteorologico senza precedenti. New Orleans ha un clima subtropicale umido caratterizzato da estati lunghe, calde e oppressive, mentre gli inverni sono brevi, freschi e ventosi, con temperature che tipicamente variano dai 14°C ai 33°C durante l'anno e raramente scendono sotto i 2°C.   La neve è estremamente rara a New Orleans: la Louisiana riceve in media solo 0,2 pollici (5,1 mm) di neve all'anno, una cifra bassa rivale solo con Florida e Hawaii. Secondo i dati storici, eventi nevosi significativi si verificano circa ogni 10 anni, ma quello del gennaio 2025 ha stabilito record assoluti. Da queste parti la neve è alquanto rara, si è parlato di tempi di ritorno di 100 anni. Infatti, il 21 gennaio 2025, New Orleans ha registrato 10 pollici di neve, eguagliando il record stabilito il 15 febbraio 1895 ad Audubon Park. Ebbene, la città non solo è stata interessata da una nevicata, ma da un vero blizzard con neve e vento che sono giunti con temperature glaciali, ben -7°C. Baton Rouge ha toccato i -14°C, la temperatura più fredda mai registrata dall'aeroporto dal 1930, mentre Lafayette ha raggiunto i -16°C, un record dal 1893.   L'evento di New Orleans nel contesto climatico globale Immaginate un evento simile in una città italiana dal clima invernale non mite come quello di New Orleans. Per esempio, Napoli, Palermo. Direi che nell'attuale contesto climatico sia impossibile osservare una nevicata con -7°C in queste città italiane, principalmente per le differenze geografiche e climatiche: l'Italia è circondata dal Mar Mediterraneo che ha un effetto mitigatore, mentre in America questo può succedere perché il vento gelido che viene dal Canada non viene mitigato da superfici marine. Le ampie pianure nordamericane permettono all'aria artica di mantenere le sue caratteristiche estreme, e gli ampi territori che il vento freddo ha percorso erano ricoperti di neve e avevano subito già diverse ondate di gelo.   Il Vortice Polare: quando l'Artico "perde il controllo" Insomma, è avvenuto un evento meteo storico in piena fase di riscaldamento globale. La spiegazione scientifica risiede nel comportamento del vortice polare, un sistema di bassa pressione che si forma nella stratosfera a circa 50 km sopra l'Artico. Ricerche pubblicate su Geophysical Research Letters hanno dimostrato che il 65% degli eventi di vortice polare debole sono preceduti da riscaldamento degli oceani ad alta latitudine, in particolare nel Pacifico settentrionale e nei mari di Barents-Kara. Il meccanismo è controintuitivo ma scientificamente solido: il riscaldamento degli oceani ad alta latitudine causa modifiche su larga scala del flusso troposferico che favorisce un rallentamento del vortice stratosferico. Quando il vortice polare si indebolisce o si sposta, l'aria fredda artica che normalmente rimane confinata attorno al Polo Nord può "fuoriuscire" e raggiungere latitudini molto più meridionali. Studi pubblicati su Nature Communications hanno confermato il collegamento dinamico tra la perdita di ghiaccio marino artico e gli inverni freddi nelle regioni extra-polari attraverso la stratosfera polare. La diminuzione della copertura di ghiaccio marino durante i primi mesi invernali (novembre-dicembre), specialmente sui mari di Barents-Kara, aumenta la propagazione verso l'alto di onde planetarie, indebolendo successivamente il vortice polare stratosferico a metà inverno.   Altri casi eclatanti di freddo estremo globale Altro caso eclatante: il ghiaccio marino nella Patagonia durante l'inverno australe 2023-2024. L'Antartide ha registrato estensioni di ghiaccio marino record negative: il 19 settembre 2024, l'estensione del ghiaccio marino antartico ha raggiunto probabilmente il suo massimo invernale con 17,16 milioni di chilometri quadrati, il secondo più basso mai registrato, solo leggermente superiore al record estremo stabilito nel 2023. Paradossalmente, questi record di ghiaccio marino antartico bassissimo si sono verificati in concomitanza con eventi di freddo estremo in altre regioni dell'emisfero australe. L'area di ghiaccio marino era 2,2 milioni di chilometri quadrati sotto la media del record satellitare, una perdita quasi 12 volte la dimensione dello stato di Washington. E qui però c'entra il discorso delle precipitazioni divenute irregolari e più intense: le grandi recenti nevicate sui rilievi del Sud Africa. Nel settembre 2024, il Sud Africa ha sperimentato un evento nevoso senza precedenti: il 21 settembre 2024, nevicate insolitamente intense hanno colpito parti dell'Africa meridionale, con alcune aree in Lesotho e Sud Africa che hanno ricevuto fino a due metri di neve. Questo evento è stato definito straordinario per la sua intensità geografica e la profondità della neve, particolarmente inusuale per questo periodo dell'anno. La tempesta di neve eccezionale ha colpito il Sud Africa tra il 20 e il 21 settembre 2024, causando caos storico sulle strade e numerosi tamponamenti, con accumuli di neve che hanno raggiunto fino a due metri di altezza sopra i 1.700 metri. Le immagini di leoni, giraffe e zebre che si trovavano in mezzo a paesaggi innevati hanno fatto il giro del mondo, evidenziando la natura estrema dell'evento meteorologico. Ma anche quelli della Nuova Zelanda: il 2024 è stato il terzo inverno più caldo mai registrato in Nuova Zelanda, ma paradossalmente ha anche visto temperature estreme con il punto più freddo registrato a -11,8°C al Lago Tekapo il 3 agosto. L'inverno 2024 ha presentato caratteristiche contrastanti, con periodi di caldo eccezionale alternati a episodi di freddo intenso, riflettendo l'instabilità crescente dei pattern meteorologici.   La scienza che spiega il paradosso: Artico caldo = inverni freddi Di freddo nel contesto mondiale ne succede parecchio, ma prevale il caldo. Questo va rammentato, e soprattutto il freddo così estremo è dovuto proprio al riscaldamento globale. Cosa difficile da comprendere, ma numerose pubblicazioni scientifiche lo dimostrano. Il NOAA Climate.gov spiega che il riscaldamento dell'Artico tre-quattro volte più veloce della media globale sta alterando i pattern tradizionali delle correnti a getto. Quando la corrente a getto è debole, tende ad avere una forma ondulata che può portare condizioni di alta pressione nel Nordovest e condizioni di bassa pressione nel Nordest. Una ricerca pubblicata su Yale Climate Connections evidenzia che, mentre c'è ancora dibattito scientifico sui meccanismi specifici, l'evidenza osservazionale supporta crescentemente il collegamento tra riscaldamento artico e eventi di freddo estremo alle medie latitudini. Studi su Wikipedia documentano che dal 2016 al 2024, il riscaldamento nel Circolo Polare Artico è stato quasi quattro volte più veloce della media globale, e alcuni hotspot nella regione del Mare di Barents si sono riscaldati fino a sette volte più velocemente della media globale.   I centri di ricerca climatologica internazionali e la previsione degli estremi L'Environmental and Societal Impacts Institute (EESI) documenta che una regione specifica dell'Oceano Artico a nord della Scandinavia sta sperimentando un riscaldamento forte e prolungato, esattamente sotto il vortice polare, e questo riscaldamento porta a più disturbi del vortice polare, che dovrebbero causare più episodi meteorologici invernali inusuali nell'Emisfero Settentrionale. Il Centro Nacional de Supercomputación (BSC) in Spagna e l'Alfred Wegener Institute in Germania stanno collaborando per sviluppare modelli previsionali che incorporano le complesse interazioni tra riscaldamento artico, perdita di ghiaccio marino e instabilità del vortice polare. Questi centri utilizzano supercomputer per simulare scenari climatici che potrebbero sembrare paradossali ma sono fisicamente coerenti. Il Potsdam Institute for Climate Impact Research (PIK) ha sviluppato la teoria della "Quasi-Resonant Amplification" che spiega come il riscaldamento differenziale tra Artico e medie latitudini possa creare onde stazionarie nell'atmosfera, portando a eventi meteorologici persistenti ed estremi, sia caldi che freddi.   Le prospettive future: verso inverni più volatili La ricerca climatologica suggerisce che il futuro potrebbe portare inverni sempre più "volatili" piuttosto che semplicemente più caldi. Studi pubblicati su Geophysical Research Letters mostrano che il vortice polare continuerà probabilmente a spostarsi verso l'Eurasia a causa del riscaldamento del Pacifico tropicale, avendo una struttura asimmetrica tra Nord America ed Eurasia. Questo significa che potremmo vedere più frequentemente episodi di freddo estremo alternati a periodi di caldo anomalo, creando una "meteorologia del caos" che sfida le nostre concezioni tradizionali del clima temperato. L'adattamento a questa nuova realtà richiederà sistemi di previsione più sofisticati e infrastrutture capaci di gestire escursioni termiche estreme.   Dovremo abituarci a questa variabilità Gli eventi di freddo estremo in aree non preparate hanno conseguenze devastanti. L'evento di New Orleans ha dimostrato come città con clima subtropicale non siano equipaggiate per gestire condizioni artiche, con blackout estesi, interruzioni del trasporto e rischi per la salute pubblica. Il costo economico di questi eventi è enorme: negli Stati Uniti, il settore energetico è particolarmente vulnerabile alle temperature estreme, con le centrali a gas naturale che risultano più vulnerabili alle basse temperature rispetto ad altri tipi di generazione energetica. Durante gli eventi di freddo estremo, spesso la produzione di energia di picco, mantenuta principalmente dal gas naturale, viene limitata dalle basse temperature.   Il messaggio climatico: complessità oltre la semplificazione Il paradosso del freddo estremo durante il riscaldamento globale illustra la complessità del sistema climatico terrestre. Non si tratta semplicemente di "tutto diventa più caldo", ma piuttosto di un sistema sempre più instabile e imprevedibile dove gli estremi in entrambe le direzioni diventano più comuni e più intensi. La ricerca scientifica internazionale sta convergendo verso una comprensione più sofisticata: il riscaldamento globale non elimina il freddo, ma lo rende più volatile, più intenso quando si manifesta, e più difficile da prevedere. Questo richiede strategie di adattamento che considerino non solo il caldo crescente, ma anche la possibilità crescente di eventi di freddo estremo e improvviso.   La nuova normalità climatica Il freddo estremo nell'era del riscaldamento globale non è un'anomalia o una contraddizione, ma una conseguenza diretta dei cambiamenti che stiamo inducendo nel sistema climatico planetario. Gli eventi come quello di New Orleans, le nevicate eccezionali in Sud Africa, e gli estremi polari rappresentano la nuova normalità di un clima in rapido cambiamento. La comprensione di questi meccanismi è cruciale per sviluppare sistemi di early warning efficaci, progettare infrastrutture resilienti e preparare le società ad affrontare una gamma più ampia di estremi climatici. La scienza del clima ci insegna che il futuro sarà caratterizzato non solo da temperature medie più elevate, ma da una variabilità climatica senza precedenti che richiederà adattamento, preparazione e resilienza su scale temporali e geografiche mai sperimentate prima nella storia umana. Il paradosso del freddo estremo nel riscaldamento globale è, in definitiva, una lezione di umiltà: il sistema climatico terrestre è più complesso, più interconnesso e più sensibile alle perturbazioni umane di quanto avessimo immaginato. Ogni evento estremo, sia esso di caldo torrido o freddo glaciale, è un promemoria che stiamo vivendo in un'epoca di cambiamenti climatici accelerati che richiede azione immediata, coordinata e scientificamente informata.
  • Ritorno del caldo, le mappe meteo destano sconcerto

      Mentre in molti stanno focalizzando l'attenzione sul temporaneo calo termico che coinvolge l’Italia in questi giorni, è fondamentale volgere lo sguardo oltre, nelle previsioni meteo a 5-6 giorni. Anche se segnato da inevitabili incertezze, questo scenario consente di delineare un'evoluzione meteo plausibile attraverso una lettura accurata dei modelli atmosferici.   Le cosiddette gocce fredde, ossia i nuclei di aria più fresca in quota che scivolano dalle latitudini settentrionali, risultano spesso di difficile previsione rispetto alle più omogenee e potenti ondate di calore di matrice africana. La loro instabilità intrinseca, unita a una struttura più disorganizzata, rende la loro traiettoria e il loro impatto più complessi da decifrare rispetto ai flussi caldi subtropicali.  

    Un’ondata di calore imminente e di portata straordinaria

    Le ultime analisi evidenziano con crescente consenso l'avvicinarsi di un nuovo episodio di caldo intenso, legato a una risalita subtropicale dalla fascia del Sahara. Si tratta di un evento potenzialmente straordinario, sia per la sua durata che per l'intensità. Questa prospettiva trova impreparati molti ambiti della società italiana, dall’apparato tecnologico agli spazi urbani, non sufficientemente adattati a gestire simili situazioni meteorologiche estreme.   Un sintomo evidente di questa vulnerabilità è rappresentato dai blackout elettrici che hanno già caratterizzato le recenti giornate più calde. Interruzioni che si sono verificate anche in aree centrali di Milano, una città che si propone come esempio di modernità e innovazione, rivelando al contrario debolezze strutturali significative. In risposta, molti lavoratori hanno dovuto abbandonare i PC fissi per ricorrere a dispositivi portatili, nel tentativo di limitare i danni e la perdita di dati.  

    Conseguenze sanitarie dei blackout durante il caldo estremo

    Le ricerche scientifiche mostrano una correlazione diretta tra interruzioni elettriche e incremento della mortalità durante i periodi di caldo anomalo. Una pubblicazione recente su PMC ha dimostrato come, negli Stati Uniti, i blackout siano aumentati del 151% tra il 2015 e il 2021, con picchi nei mesi di Giugno, Luglio e Agosto, quando la domanda energetica tocca i massimi annuali.   A complicare il quadro vi è il fatto che l’efficienza degli impianti di trasformazione elettrica si riduce drasticamente con il caldo: secondo dati di Climate Central, tra l’85% e il 95% dei trasformatori perde capacità operativa in coincidenza con le ondate di calore.  

    Modelli matematici a confronto: ECMWF e GFS

    Dal punto di vista della previsione atmosferica, ogni ondata di calore può essere anticipata con notevole affidabilità sul piano generale, grazie all'evoluzione dei modelli numerici. Tuttavia, i dettagli locali, come la posizione esatta dei massimi termici o la persistenza in specifiche aree, necessitano di aggiornamenti frequenti.   Il modello ECMWF, sviluppato dal Centro Europeo per le Previsioni a Medio Termine, appare al momento il più coerente nel delineare uno scenario di durata prolungata, anche oltre i sette giorni. La sua risoluzione di 9 chilometri e l’uso di equazioni non idrostatiche lo rendono il riferimento più accurato a livello mondiale, come confermato da articoli pubblicati su Earth's Future.   Il GFS americano, sebbene molto utilizzato, mostra in questa fase maggiori oscillazioni. Le sue elaborazioni, note come “run”, vengono eseguite ogni 6 ore e possono variare anche significativamente nel giro di 24 ore. A differenza dell’ECMWF, che produce previsioni ogni 12 ore ma con più dettagli, il GFS restituisce una visione più dinamica e talvolta meno attendibile in condizioni di instabilità.  

    Ipotesi di rinfrescata a fine mese

    Nonostante il predominio del caldo africano, alcuni run del GFS iniziano a mostrare una possibile rottura della bolla subtropicale verso la fine del mese di Giugno. Sarebbe un cambiamento repentino, accompagnato da temporali violenti, generati da forti contrasti termici. Fenomeni simili possono svilupparsi con energia esplosiva, generando raffiche di vento lineari, grandine di grandi dimensioni e nubifragi localizzati.  

    Un incremento termico senza precedenti

    I dati previsionali suggeriscono che la nuova ondata di calore in arrivo potrebbe determinare temperature più elevate di almeno 2°C rispetto al precedente episodio. Ciò significa che alcune aree dell’Italia, specialmente le zone interne della Pianura Padana, potrebbero raggiungere valori termici inediti per il mese di Giugno, anche oltre i 42°C.   Questa combinazione di calore intenso e elevata umidità relativa rappresenta un rischio importante per la salute pubblica, soprattutto per le categorie più vulnerabili come anziani, bambini e persone con patologie croniche. Lo stress termico può aumentare drasticamente i ricoveri e aggravare malattie preesistenti.  

    Il collasso energetico: un rischio sottovalutato

    Durante le fasi di caldo estremo, la rete elettrica nazionale è messa a dura prova da un duplice fattore: l’incremento della domanda e il calo dell’efficienza del sistema. I condizionatori d’aria, diffusi ormai ovunque, generano picchi di consumo che sovraccaricano trasformatori, centraline e linee di distribuzione.   Le turbine a gas, elemento chiave nella produzione energetica italiana, subiscono un calo di prestazioni fino al 25% quando le temperature superano i 38°C. Paradossalmente anche i pannelli fotovoltaici, sebbene basati sul sole, diminuiscono la produzione energetica quando la temperatura ambientale supera i 40°C, a causa dell’inefficienza dei materiali semiconduttori. Insomma tanti problemi dettati da queste fasi meteo così bollenti...

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Prima rottura stagionale

lamma castelliI lettori ne saranno stati già avvertiti dalle pagine dei giornali e dagli schermi dei telegiornali: da oggi l'Italia ed anche i Castelli Romani entrano in una fase fredda, su altri lidi chiamata ridicolmente "Poppea" o "Number one" (deploriamo l'attribuzione di nomi arbitrari a figure bariche che spesso non sono nemmeno tali, peraltro non riconosciuti da nessun ente preposto).

Sarà la prima rottura stagionale, che darà forse il colpo di grazia al dominio anticiclonico africano: una saccatura fredda (per i periodo) entrerà nel Mediterraneo e ci stazionerà, probabilmente per molti giorni, portando da oggi un brusco calo delle temperature che in libera atmosfera toccherà i 10 gradi; le massime sui Castelli Romani più in quota, già da sabato, farano fatica a superare i 23/25 gradi e le minime saranno ovunque ben sotto i 15.

Ma il fenomeno rilevante sarà il ritorno delle piogge sulle nostre assetate ed arse colline: l'aria fredda passando sul Tirreno, mai così caldo dal 2003 (parliamo di temperature di +27.5°C del Tirreno davanti alle coste laziali), scatenerà fenomeni anche violenti. E' molto probabile che domenica si formi una tempesta definita TLC nel Tirreno, ossia un ciclone mediterraneo foriero di grandi piogge e venti intensi: la traiettoria ad ora prevista dei bracci della tempesta è incerta e non è detto che coinvolga i Colli Albani. Come purtroppo nel brevissimo termine la formazione di celle temporalesche (che stanno battendo la Toscana al momento in cui scriviamo) per oggi (venerdì) e domani (sabato) è quasi impossibile da prevedere. I due principali modelli previsionali, Gfs ed Ecmwf, vedono i Castelli Romani saltati chirurgicamente dalle precipitazioni il 31 ed il 1o: noi ci affidiamo a loro, ma raccomandiamo ai lettori di predisporsi all'arrivo di fenomeni violenti: pioggia, grandine, raffiche di vento e di controllare dunque sistemi di raccolta dell'acqua e manufatti.

Ci spiace non poter essere più precisi e puntuali nelle previsioni: l'autunno di solito comincia con grandi affondi atlantici portatori di giorni di pioggia lenta e costante, ben più facili da prevedere di questi affondi freddi e violenti.

Доброй "Немецкая система. Как устроена Германия"ночи, синьор Матучек,-крикнул он.

Три или четыре аллигатора, приблизившихся к дереву "Пуля с Кавказа"с этой стороны, заметили "Самостоятельные и контрольные работы по математике. 5 класс: практикум для учащихся. В 2 ч. Часть 1"собачий труп и, кинувшись "Сказки"вперед, разделались с ним так же ловко, как "Настольная книга судьи. Судебная экспертиза. Теория и практика, типичные вопросы и нестанд. ситуации"их сородичи с другим псом.

такое Unterschrift, "Золотой каньон. метод комментированного чтения"обезьяна, это подпись.

Потащился, хлюпая, "Архипелаг ГУЛАГ. 1918-1956. Опыт художественного исследования (комплект из 3-х книг)"к ближайшему очагу пожара.

Со всех сторон гремел свирепый "Русский язык. 3 класс. Тесты. Дидактические материалы"неприятельский клич, и пули "Святое Евангелие на русском языке"уже начали свистеть неподалеку от нас.

Если бы я "Драгоценные камни"сделал отчаянное усилие, может быть, мне и удалось бы ускользнуть от них.

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