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METEO GIORNALE
  • Blackout in Spagna, l’allarme degli esperti interessa anche l’Italia

    [caption id="attachment_316243" align="aligncenter" width="700"] La Spagna vista dal Satellite durante il diffuso blackout.[/caption]   Negli ultimi giorni, la Spagna è stata colpita da un blackout su vasta scala, riportando al centro del dibattito pubblico e politico i limiti delle fonti rinnovabili e le fragilità delle reti di distribuzione elettrica. Nonostante il premier Pedro Sánchez abbia escluso responsabilità dirette delle energie verdi, Red Eléctrica Española (REE), il principale gestore della rete, ha evidenziato un crollo improvviso della produzione da fonti rinnovabili, in particolare solare ed eolica, come fattore determinante. Già due mesi fa, secondo quanto riportato da El País (fonte), REE aveva lanciato un’allerta sulla crescente vulnerabilità del sistema elettrico nazionale, dovuta a una combinazione di alta produzione solare e dismissione di impianti a gas e nucleari.   Rinnovabili sotto pressione: perché la rete può crollare La transizione energetica verso fonti rinnovabili comporta sfide tecnologiche e infrastrutturali rilevanti. Le energie verdi sono intrinsecamente instabili, perché non sempre disponibili: il sole non splende sempre, il vento non soffia in modo costante. A complicare il quadro vi è l’assenza di sistemi di accumulo efficienti su larga scala, in grado di immagazzinare l’energia prodotta per poi distribuirla in momenti di bassa generazione. Inoltre, il sistema delle rinnovabili è territorialmente distribuito e suscettibile alle condizioni climatiche. Eventi estremi o anche solo una giornata nuvolosa possono drasticamente ridurre la produzione, rendendo instabile l’intera rete elettrica nazionale. Un blackout in un paese ad alto consumo può quindi diventare imprevedibile e devastante.   Energia nucleare: il ritorno di un'opzione scomoda ma stabile La recente crisi ha rilanciato il discorso sull'energia nucleare. Pur controversa, questa fonte garantisce produzione continua e stabile, non soggetta alle condizioni atmosferiche, a differenza di solare ed eolico. Sebbene l’opinione pubblica europea resti per lo più contraria, spesso per pregiudizio culturale, gli standard di sicurezza attuali sono notevolmente migliorati rispetto agli anni ’80. Tuttavia, restano forti criticità legate al posizionamento delle centrali, come dimostrato dal disastro di Fukushima in Giappone, dove un terremoto e un conseguente tsunami hanno provocato uno dei peggiori disastri ambientali recenti. Costruire centrali in aree sismiche o costiere comporta rischi incalcolabili.   Non esiste energia completamente verde Uno dei concetti più discussi è quello di “energia verde”. È fondamentale chiarire che nessuna fonte energetica è completamente ecologica. Gli impianti fotovoltaici e le pale eoliche, oltre a occupare enormi superfici e deteriorare il paesaggio, comportano problemi ambientali alla fine del loro ciclo di vita, a causa della difficoltà di smaltimento. In più, la produzione di questi impianti dipende da materiali strategici come le terre rare, estratti in pochi paesi del mondo e spesso con metodi altamente inquinanti o con impatti geopolitici rilevanti.   Che cosa sono le terre rare Le terre rare sono un gruppo di 17 elementi chimici che includono il lantanio, il cerio, il neodimio, l’ittrio e altri. Sono essenziali per la produzione di magneti permanenti, batterie, pannelli solari, turbine eoliche e numerosi dispositivi elettronici. Il problema principale è che oltre il 90% dell’estrazione mondiale è concentrata in Cina, creando una dipendenza strategica e rischi ambientali enormi nelle aree di estrazione. Maggiori informazioni sono disponibili tramite il portale della Commissione Europea (fonte).   Rischi cosmici: l’ombra delle tempeste solari Un altro pericolo sottovalutato è rappresentato dalle tempeste solari, eventi geomagnetici che possono danneggiare in modo irreparabile le infrastrutture energetiche e digitali. L’evento di Carrington del 1º settembre 1859 è considerato il più violento mai registrato: provocò guasti telegrafici e incendi, ben prima dell’era digitale. Se un evento simile si verificasse oggi, potrebbe interrompere le reti elettriche, i sistemi satellitari e le comunicazioni Internet su scala globale. Nonostante ciò, gli investimenti per proteggere le reti da eventi geomagnetici estremi sono pressoché nulli. La nostra dipendenza crescente dalla tecnologia non è affiancata da una strategia adeguata di difesa contro questi fenomeni naturali ciclici.
  • Il clima minaccia il Grande Lago Salato: record negativi e impatti ecologici

    Il declino del Grande Lago Salato tra siccità e riscaldamento globale Il Grande Lago Salato, situato nello Utah, ha raggiunto nel 2022 il livello più basso mai registrato dalla fine dell’Ottocento, precisamente dal 1847, quando iniziarono le rilevazioni. A confermare la gravità del fenomeno è Paul Loikith, climatologo della Portland State University, che ha descritto il record negativo come un evento eccezionale nel contesto delle osservazioni storiche. Lo studio condotto da Loikith e dalla dottoranda Siiri Bigalke mette in luce una duplice responsabilità alla base di questo drammatico calo. Da un lato, si assiste a una riduzione significativa del flusso dei torrenti che alimentano il lago; dall’altro, l’aumento delle temperature ha intensificato l’evaporazione delle acque salmastre, aggravando ulteriormente la crisi.   Il ruolo chiave dell’evaporazione e l’impatto del cambiamento climatico Secondo Bigalke, senza l’effetto moltiplicatore dell’evaporazione crescente causata dal riscaldamento climatico, il minimo storico raggiunto nel 2022 non si sarebbe verificato. Le temperature più alte incrementano il tasso di evaporazione, fenomeno che, sebbene naturale, diventa distruttivo in presenza di portate fluviali già ridotte. La tendenza all’aumento dell’evaporazione è coerente con i dati climatici più recenti, che mostrano un riscaldamento accelerato dell’area occidentale degli Stati Uniti. L’impatto combinato di temperature elevate e scarsità idrica trasforma il Grande Lago Salato in un sistema sempre più vulnerabile.   Ripercussioni ecologiche e difficoltà previsionali Il Grande Lago Salato non è soltanto una distesa d’acqua salmastra: rappresenta un ecosistema cruciale per milioni di uccelli migratori, oltre a contribuire alla formazione della neve da effetto lago nelle località sciistiche circostanti. Il suo declino minaccia quindi non solo la biodiversità, ma anche l’economia turistica regionale. Prevedere il futuro del lago si rivela complesso. Il flusso dei torrenti che lo alimentano dipende da una molteplicità di fattori, inclusi le precipitazioni, l’uso dell’acqua per l’irrigazione e le politiche di gestione delle risorse idriche. In uno scenario di cambiamento climatico, questi elementi diventano ancora più incerti e interdipendenti.   Una crisi simbolo della fragilità degli ecosistemi lacustri americani Il caso del Grande Lago Salato si aggiunge ai segnali d’allarme lanciati da molti altri ecosistemi lacustri in tutto il mondo, sempre più spesso minacciati dalla combinazione tra pressioni antropiche e alterazioni climatiche. Studi come quello di Loikith e Bigalke aiutano a comprendere quanto sia urgente ripensare la gestione delle risorse idriche in un contesto ormai dominato dall’instabilità climatica.
  • Meteo: caldo in arrivo fino a 33 gradi, c’è la conferma scopriamo dove

    Gran caldo ben presto ridimensionato

    [caption id="attachment_316089" align="aligncenter" width="1280"]Gran caldo ben presto ridimensionato Prima calura dell'anno, ma non durerà[/caption]   Ormai siamo nell’imminenza della prima ondata di calore, con meteo che assumerà sembianze praticamente estive su tutta Italia, a partire dal Nord. Nei prossimi giorni la colonnina di mercurio punterà sin oltre i 30 gradi, impennandosi ben al di sopra della media su tutta Italia.   Vi diciamo subito che questo caldo improvviso non avrà carattere di persistenza, in quanto già da Domenica 4 Maggio parte d’Italia inizierà a sperimentare un calo termico a suon di temporali. L’Anticiclone Africano, in questa prima fiammata, non riuscirà ad ergere un muro invalicabile come siamo spesso abituati.   Nonostante la breve durata, il caldo si farà sentire e per alcuni giorni assaporeremo un clima da piena Estate tipico di Giugno. Le temperature sono già in risalita in queste ore, ma l’Anticiclone Africano deve ancora distendersi verso il Mediterraneo fino ad abbracciare anche l’Italia.   Tra Giovedì 1° Maggio e Sabato 3 Maggio è attesa la fase clou di questa prima ondata di caldo estivo con l’anticiclone subtropicale dominatore incontrastato. Il caldo, per la Festa dei Lavoratori, si farà sentire in particolare al Nord-Ovest, con punte di 29-30 gradi in Piemonte.  

    Caldo da piena Estate, ma sarà solo un fuoco di paglia

    Le temperature saranno elevate anche su pianure e valli interne di Centro Italia e Sardegna, ma non sulle coste dove il vento marino manterrà i valori su livelli ben più contenuti. I giorni più roventi saranno però il 2 ed il 3 Maggio, quando la colonnina di mercurio salirà ancora di qualche grado nei valori massimi.   La soglia dei 30 gradi si raggiungerà dapprima sulle pianure del Nord-Ovest, in Toscana e Sardegna, con punte locali anche di 32-33 gradi. Nel weekend il caldo estivo raggiungerà anche il Sud Peninsulare e spiccherà il foggiano dove si potranno raggiungere e superare i 32 gradi.   Ci attende quindi un quadro estivo in molte regioni e soprattutto sorprenderanno le città del Centro-Nord, dove si raggiungeranno non di rado valori attorno ai 28-30 gradi. La stessa Milano potrebbe toccare i primi 30 gradi dell’anno, anche se fortunatamente senza il disagio che si avrebbe in piena Estate.   Non sarà però una svolta definitiva, ma solamente un breve parentesi. Il ritorno dei temporali per Domenica 4 Maggio su alcune del Nord sarà il preludio ad un nuovo cambiamento, con meteo decisamente più turbolento ad inizio settimana in molte regioni, in uno scenario decisamente più fresco.

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