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METEO GIORNALE
  • La novità meteo che tanti di voi odieranno è servita sul piatto

     

    Pessime notizie meteo. Dopo una brevissima pausa, appena accennata sul piano sinottico, il campo di Alta Pressione subtropicale di origine africana sta per tornare a imporre con energia la propria influenza sullo spazio atmosferico dell’intero bacino del Mediterraneo centro-occidentale, includendo senza eccezioni tutta l’Italia.

     

    La settimana corrente, già segnata da condizioni climatiche stabili e da cieli ampiamente sereni, assisterà a un’ulteriore intensificazione dell’Anticiclone di matrice sahariana, il quale rafforzerà la propria struttura barica a partire da Mercoledì 18 Giugno, consolidando una situazione che assumerà contorni sempre più marcati e duraturi.

     

    Cosa accadrà

    Nonostante l’inizio della settimana abbia mostrato lievi segni di instabilità atmosferica, dovuti a modeste infiltrazioni di aria fresca in quota, il sistema di Alta Pressione africano tornerà a prendere in mano le redini del tempo, mostrando una notevole resistenza contro eventuali attacchi provenienti dalle perturbazioni atlantiche o dalle correnti più fresche di origine artica o nord-europea.

     

    Questo tipo di assetto barico, caratterizzato da grande tenacità e longevità, si sta trasformando in una costante meteorologica della prima fase dell’Estate 2025, che rischia di rivelarsi estremamente precoce e anomala rispetto ai canoni climatici tradizionali. Il risultato? Una vera e propria ondata di caldo di intensità marcata, la quale sembra poter persistere fino agli ultimi giorni di Giugno, aprendo scenari termici piuttosto preoccupanti anche per l'inizio di Luglio.

     

    I motivi del gran caldo

    La mappa sinottica in via di consolidamento mostra in modo inequivocabile l’avanzata poderosa dell’Anticiclone africano, che dai deserti dell’Algeria centrale si estenderà gradualmente verso le latitudini settentrionali, interessando dapprima le aree meridionali e centrali italiane, per poi spingersi fino al settentrione.

     

    Tale espansione troverà terreno favorevole in un temporaneo indebolimento del getto polare, la corrente a getto d’alta quota che normalmente funge da barriera alla risalita di masse d’aria subtropicali. La sua attenuazione favorirà invece un robusto afflusso di aria molto calda e secca, proveniente dai deserti di Marocco, Algeria orientale e Libia occidentale.

     

    Queste masse d’aria saranno responsabili di un rapido e marcato incremento termico, che si manifesterà tanto nelle temperature diurne quanto in quelle notturne, con un’ampiezza termica contenuta ma su livelli decisamente elevati.

     

    La presenza dell’Alta Pressione subtropicale garantirà condizioni meteo improntate alla stabilità assoluta, con assenza di nubi significative, ventilazione molto debole, cieli tersi e una totale mancanza di precipitazioni su gran parte della Penisola.

     

    Già osservato in altre fasi del mese di Giugno, questo tipo di configurazione torna ad affermarsi in maniera ancora più vigorosa, delineando un’anomalia termica tra le più marcate dell’ultimo decennio, con scarti rispetto alla norma compresi tra +6 e +9 gradi Celsius su vaste porzioni del territorio.

     

    Nord Italia: la calura conquista anche la Pianura Padana

    Nel periodo compreso tra Giovedì 19 e Sabato 21, il caldo torrido farà sentire i suoi effetti più pesanti anche nelle regioni settentrionali italiane, che fino ad ora erano state leggermente protette dalle dinamiche orografiche e da residui flussi settentrionali.

     

    La Pianura Padana, tuttavia, sarà completamente invasa dalla bolla d’aria rovente, con valori massimi che raggiungeranno facilmente i 36-37°C, e in alcuni casi li supereranno. Città come Milano, Brescia, Bologna, Parma e Verona sperimenteranno giornate incandescenti, dove il termometro nelle ore centrali potrà toccare anche 38°C, specie nelle zone meno ventilate.

     

    Durante le ore notturne, si attiverà il meccanismo delle cosiddette notti tropicali, ovvero notti in cui la temperatura non scende sotto i 24-26°C, generando condizioni di disagio termico persistente. In contesti urbani come Torino, Modena e Padova, il calore accumulato durante il giorno non riuscirà a disperdersi, trasformando le città in vere e proprie camere calde a cielo aperto.

     

    Il mancato ricambio d’aria e la scarsa ventilazione notturna renderanno particolarmente difficoltoso il riposo, e l’afa percepita sarà ancora più acuta nelle zone densamente edificate, dove l’isola di calore urbana accentuerà i fenomeni.

     

    Centro Italia: il dominio del sole e picchi termici estremi

    Anche le regioni centrali non saranno esenti dagli effetti della fiammata africana. L’azione dell’Anticiclone si manifesterà con cieli sereni, venti deboli e un sole impietoso, destinato a portare le temperature massime tra i 34 e i 37°C, soprattutto nelle aree interne della Toscana, del Lazio e dell’Umbria.

     

    Città come Firenze, Arezzo, Perugia, Viterbo, Terni e Roma vivranno giornate roventi, in cui le superfici urbane, soggette all’azione del sole diretto e alla compressione adiabatica dell’aria discendente dai rilievi appenninici, potranno raggiungere al suolo temperature prossime ai 50°C, amplificando il senso di calore percepito. Il cuore delle giornate, tra le 12:00 e le 17:00, rappresenterà la fascia oraria più critica, durante la quale si registreranno i picchi più intensi di disagio fisiologico, soprattutto per chi svolge attività all’aperto.

     

    Anche lungo la dorsale appenninica potranno formarsi modesti cumuli pomeridiani, ma si tratterà di nubi innocue, senza sviluppo verticale né possibilità di precipitazioni. L’aria in quota sarà infatti troppo secca e calda per sostenere processi convettivi.

     

    Sud Italia e isole maggiori: in arrivo la fase più estrema

    Il Sud Italia e le isole maggiori saranno le aree maggiormente esposte alla potenza della bolla calda africana, che nei primi giorni dell’ultima settimana di Giugno raggiungerà il suo massimo sviluppo latitudinale, spingendosi fino all’Adriatico centrale, allo Ionio e al cuore del Tirreno meridionale.

     

    In queste aree, si prevede una combinazione esplosiva tra irraggiamento solare diretto, subsidenza atmosferica e scarsissima ventilazione, con risultati estremamente severi dal punto di vista termico. Le città di Catania, Siracusa, Agrigento, Cagliari, Foggia, Matera, Lecce e Napoli sperimenteranno temperature tra i 37 e i 39°C, con valori percepiti anche oltre i 42°C. In alcuni settori interni della Sicilia orientale e della Basilicata jonica, non si esclude la possibilità di toccare i 40°C reali, specie in assenza di copertura nuvolosa e ventilazione.

     

    Le zone collinari e le conche appenniniche del Molise e della Calabria centrale diventeranno aree critiche per lo stress termico, poiché l’aria calda in discesa tenderà a ristagnare, provocando un rapido accumulo di calore e una sensazione di sofferenza prolungata.

     

    Cosa subiremo a fine Giugno

    Secondo le ultime proiezioni modellistiche a media e lunga scadenza, l’attuale blocco anticiclonico non mostra segni di cedimento prima della fine di Giugno. L’Anticiclone africano, anzi, potrebbe rafforzarsi ulteriormente nel corso della prima settimana di Luglio, favorendo l’arrivo di un secondo picco di calore ancora più intenso.

     

    Al momento non si intravedono fronti perturbati organizzati, né incursioni fresche atlantiche o settentrionali in grado di rompere la configurazione barica dominante. Il flusso occidentale atlantico resta alto di latitudine, confinato sull’Europa centro-settentrionale, mentre sull’Italia il quadro meteo rimane immutato. L’Estate 2025, quindi, si sta manifestando con notevole anticipo, e i segnali suggeriscono la possibilità di nuovi record di temperatura, soprattutto nei centri urbani e nei settori interni delle regioni centro-meridionali.

     

    Effetti al suolo: disidratazione dei terreni e aumento del rischio incendi

    Il prolungarsi di una fase secca e calda avrà inevitabili ripercussioni sugli ecosistemi e sull’equilibrio idrico del suolo. La Primavera 2025, già segnata da precipitazioni scarse in molte regioni del Centro-Sud, ha lasciato il terreno privo di riserve d’acqua. Ora, con l’arrivo della bolla africana, si prevede un’ulteriore essiccazione dei suoli, con evapotraspirazione accelerata e disidratazione progressiva della vegetazione erbacea.

     

    In particolare, le zone collinari della Campania, dell’Umbria meridionale, della Toscana interna e delle Marche meridionali potrebbero diventare aree ad alto rischio incendi, specie nei boschi non gestiti e nei terreni agricoli abbandonati. Il deficit idrico crescente mette a dura prova anche le coltivazioni estive, tra cui vite, ulivo e ortaggi, che potrebbero mostrare segni di sofferenza idrica già nei prossimi giorni.

     

    Atmosfera secca, umidità relativa bassa e impatti sulla qualità dell’aria

    L’Alta Pressione africana, per sua natura, comporta anche una compressione dell’atmosfera nei bassi strati, con conseguente diminuzione dell’umidità relativa, soprattutto durante le ore centrali del giorno. Questo fenomeno si tradurrà in aria più secca, maggiore evaporazione superficiale e accumulo di polveri e particolati nei pressi delle aree industriali e metropolitane.

     

    Nelle città come Milano, Roma, Napoli e Palermo, si prevede un aumento delle polveri sottili e del particolato atmosferico, che potrebbe causare fastidi respiratori a soggetti sensibili, specie in combinazione con l’ozono troposferico in aumento.

     

    Estate 2025: una stagione da primato?

    Anche se siamo soltanto all’inizio dell’Estate, i modelli numerici globali indicano una persistente anomalia positiva delle temperature in tutto il bacino del Mediterraneo, supportata da temperature oceaniche superiori alla media nelle aree tropicali e subtropicali.

     

    Il comportamento dell’Anticiclone africano, attivo già da Maggio, suggerisce un pattern di blocco atmosferico consolidato, che devia le perturbazioni atlantiche verso le Isole Britanniche e la Scandinavia, impedendo l’arrivo di piogge anche solo moderate sull’Italia. Tale meccanismo meteo, se confermato, potrebbe rendere l’Estate 2025 una delle più calde e durature degli ultimi 50 anni, con effetti diffusi su agricoltura, salute pubblica e sistema energetico nazionale.

  • Intere zone devastate da fenomeni meteo estremi: cosa accadrà in Agosto

      Le immagini impressionanti dei nubifragi che hanno colpito il Nord Italia nella giornata di Lunedì 16 lasciano poco spazio alle interpretazioni. Il cambiamento climatico è terribilmente una realtà concreta, evidente soprattutto nei fenomeni meteo estremi che si verificano con sempre maggiore frequenza.   In diverse località dell'Emilia Romagna, in meno di un’ora, si sono registrati accumuli pluviometrici tra i 50 e gli 80 millimetri.  Basti pensare che, in appena sessanta minuti, è caduta quasi la totalità della pioggia prevista per un’intera stagione estiva. Incredibile!  

    Umidità record: condizioni predisponenti

    Uno degli indicatori più chiari della situazione occorsa per i nubifragi è stato il dew point, ovvero la temperatura di rugiada. In alcune zone del Nord Italia, questo valore ha raggiunto 25°C già durante le prime ore della mattina. Si tratta di un livello estremamente elevato, che denota un’atmosfera satura di vapore acqueo, pronta a esplodere alla minima miccia.   Quando l’umidità si avvicina a questi livelli e la temperatura dell’aria supera ampiamente i 30°C, l’intero profilo atmosferico diventa favorevole a sviluppi convettivi estremi. Basta un’ondulazione in quota o una piccola discontinuità termica per generare nubi a rapido sviluppo verticale, capaci di produrre rovesci torrenziali, fulmini e, in alcuni casi, persino grandinate, e oramai nemmeno tanto più localizzate.  

    Il Mar Adriatico come serbatoio di energia: temperature marine anomale

    Un ulteriore fattore che ha contribuito all’escalation meteo è il riscaldamento anomalo del Mar Adriatico. Le acque superficiali risultano in questi giorni notevolmente più calde rispetto alla norma climatica per metà Giugno. Questo incremento termico genera un surplus di energia latente che, una volta trasferita all’atmosfera sotto forma di vapore, diventa il combustibile ideale per temporali brevi ma dirompenti.   L’eccesso di calore marino funziona come una batteria che alimenta il sistema atmosferico, accentuando la violenza degli eventi temporaleschi e aumentandone la localizzazione. I fenomeni risultano spesso concentrati su aree molto ristrette, generando danni severi in pochi chilometri quadrati e lasciando le zone circostanti completamente asciutte.  

    Non un’anomalia, ma una trasformazione del clima

    Ciò che realmente preoccupa gli esperti del settore è la ripetitività con cui simili situazioni si verificano. L’intero sistema statistico del clima sta cambiando. Le piogge estive improvvise, un tempo rare, si stanno trasformando in un fenomeno frequente. Con l’aumento delle temperature medie, l’aria riesce a trattenere quantità sempre maggiori di umidità, predisponendo l’ambiente a precipitazioni brevi ma estreme.   Questa nuova realtà meteorologica pone interrogativi profondi sulla resilienza urbana e sulla capacità delle città italiane di affrontare eventi di questa portata. Le infrastrutture attuali sono state pensate per gestire piogge dalla cadenza secolare, e non certo per crisi pluviali ripetute ogni pochi mesi. I sistemi fognari, ad esempio, risultano totalmente inadeguati a fronteggiare picchi di precipitazioni da 70-80 millimetri in un’ora.  

    Anticiclone: un fattore predisponente

    Ma ormai anche sotto cupole anticicloniche persistono condizioni favorevoli allo sviluppo di temporali di calore, che sfruttano l’elevata umidità e il riscaldamento intenso del suolo per attivarsi senza bisogno di perturbazioni classiche.   Fa anche paura pensare di stimare cosa accadrà in Agosto, quando statisticamente si incontrano i massimi rischi annuali. Se già questi fenomeni sono così violenti a inizio estate, figuriamoci quando i mari risulteranno bollenti e le perturbazioni più organizzate rispetto a quella appena occorsa.   Inoltre, la cosa sconcertante è che a ogni passata del promontorio africano le terre e i mari si caricano di umidità e basta davvero un piccolo cedimento della pressione in quota per scatenare i disastri, che oramai sono nelle cronache meteo quasi quotidiane.
  • Meteo dal 19 al 24 Giugno, assurda bolla d’aria rovente. Caldo e Afa opprimenti

    Dal 19 al 24 giugno, l'Italia si prepara a fronteggiare un'ondata di calore che gli esperti definiscono infernale. Ma quello che più preoccupa i meteorologi è che ai primi di luglio la situazione potrebbe addirittura peggiorare, trasformando questa estate in un evento climatico di portata storica.   Le proiezioni dei modelli matematici di previsione non lasciano spazio a dubbi: un nuovo lembo dell'anticiclone africano si sta estendendo verso la penisola italiana, portando con sé un incremento termico che cancellerà rapidamente il breve refrigerio di questi giorni. Questa massa d'aria caldissima, proveniente direttamente dal Sahara, investirà prima le regioni settentrionali per poi propagarsi a macchia d'olio su tutto il territorio nazionale.   Le temperature che si registreranno rappresentano un fenomeno di eccezionale gravità meteorologica. Al Nord Italia, le città principali toccheranno facilmente i 35°C, con punte che in alcune aree potranno raggiungere i 38°C. Ma è nel Centro-Sud che la situazione diventerà davvero critica: nelle zone interne, i termometri saliranno fino a 40°C, temperature che fino a pochi decenni fa erano considerate eccezionali e che oggi stanno diventando drammaticamente frequenti.   Un esempio emblematico di questa escalation termica è quanto accaduto alla stazione meteorologica di Cagliari Elmas, che ha sfiorato per appena un decimo di grado il suo record storico di giugno. Questo dato apparentemente marginale rivela in realtà quanto sia diventato facile toccare e persino superare i record termici storici, un fenomeno che la scienza climatica attribuisce inequivocabilmente al cambiamento climatico antropico.   Secondo una ricerca pubblicata su Nature Scientific Reports, le ondate di calore nel Mediterraneo sono destinate a diventare sette volte più frequenti entro la fine del secolo. Lo studio, che analizza i dati dei modelli climatici Euro-CORDEX, evidenzia come eventi eccezionali come quello del 2003 potrebbero diventare la normalità nei prossimi decenni.   Paradossalmente, questa ondata di calore si accompagnerà a fenomeni di instabilità atmosferica che genereranno temporali di eccezionale violenza. L'energia termica accumulata nell'atmosfera creerà infatti le condizioni ideali per lo sviluppo di supercelle temporalesche, caratterizzate da precipitazioni torrenziali, grandinate con chicchi di dimensioni enormi e venti devastanti.   Questi fenomeni, che molti di voi hanno già documentato attraverso foto e video sui social network, rappresentano la manifestazione tangibile di un clima sempre più estremo. Le immagini di allagamenti improvvisi, chicchi di grandine grandi come palline da ping-pong e alberi sradicati dal vento testimoniano una realtà meteorologica che, fino a pochi anni fa, sembrava appartenere solo ai film catastrofici.   La World Weather Attribution ha dimostrato che ondate di calore simili a quelle del luglio 2024 nel Mediterraneo non sarebbero state possibili senza i cambiamenti climatici indotti dall'uomo. Questi eventi, che ora si verificano in media ogni 10 anni, sarebbero stati 3°C più freddi in un mondo senza riscaldamento globale.   Una delle conseguenze più preoccupanti di questa ondata di calore sarà il collasso delle reti elettriche. In molte località mancherà nuovamente l'energia elettrica a causa di una combinazione letale di fattori: da un lato, il sovraccarico della rete dovuto all'uso massiccio di condizionatori, dall'altro i danni fisici alle infrastrutture causati dal calore eccessivo. Le reti elettriche italiane, come quelle di molti paesi sviluppati, non sono state progettate per sopportare le temperature estreme che stiamo sperimentando. Il calore intenso provoca la dilatazione dei cavi elettrici, riducendo la loro capacità di trasporto e aumentando le perdite energetiche. Inoltre, i trasformatori e le apparecchiature di distribuzione sono soggetti a surriscaldamento e guasti quando le temperature ambientali superano soglie critiche.   Una ricerca pubblicata su Environmental Science & Technology ha analizzato gli effetti combinati di ondate di calore e blackout elettrici, dimostrando che questi eventi composti possono più che raddoppiare il numero di decessi correlati al calore. Lo studio evidenzia come i blackout durante le ondate di calore creino condizioni di emergenza sanitaria, specialmente nelle aree urbane densamente popolate.   È fondamentale comprendere che quello a cui stiamo assistendo non ha precedenti nella storia climatica moderna. Gli esperti di climatologia sono unanimi nel definire questi fenomeni come manifestazioni di un meteo estremo che le generazioni precedenti non hanno mai sperimentato. Una ricerca sui hotspot climatici mediterranei pubblicata su Scientific Reports identifica l'Italia come una delle aree più vulnerabili ai cambiamenti climatici estremi, con particolare riferimento all'aumento delle temperature minime notturne, che impediscono il naturale refrigerio serale. Le infrastrutture energetiche si trovano in una situazione di stress senza precedenti. Secondo un rapporto di Swiss Re, l'aumento delle temperature medie riduce l'efficienza delle centrali termoelettriche, mentre il calore estremo può causare il degrado accelerato dei materiali isolanti e il malfunzionamento dei trasformatori. I pannelli solari stessi, ironicamente, perdono efficienza quando le temperature diventano troppo elevate.   Le proiezioni climatiche per il prossimo futuro sono allarmanti. Gli studi indicano che entro il 2050, ondate di calore come quella che stiamo vivendo potrebbero diventare eventi annuali piuttosto che eccezionali. Questo richiederà una trasformazione radicale delle nostre infrastrutture e dei nostri stili di vita. Le reti elettriche dovranno essere completamente riprogettate per resistere a temperature sempre più elevate. Questo includerà l'installazione di cavi sotterranei nelle aree più sensibili, l'implementazione di sistemi di raffreddamento più efficaci per i trasformatori e lo sviluppo di microgrid che possano operare autonomamente durante i blackout.   Dal punto di vista della salute pubblica, diventerà essenziale sviluppare sistemi di allerta precoce più sofisticati e centri di raffreddamento di emergenza con alimentazione elettrica indipendente. Le città dovranno investire massicciamente in infrastrutture verdi - parchi, tetti verdi, fontane - per mitigare l'effetto isola di calore urbana.   Quello che stiamo vivendo non è più fantascienza climatica, ma realtà quotidiana. Ogni ondata di calore, ogni blackout, ogni record termico infranto è un monito che ci ricorda l'urgenza di agire. Le temperature che registreremo nei prossimi giorni non sono solo numeri su un termometro, ma indicatori di un sistema climatico in profonda trasformazione.   L'Italia, come tutto il bacino del Mediterraneo, si trova in prima linea in questa battaglia contro il cambiamento climatico. Le ondate di calore che stiamo sperimentando sono il preludio di un futuro in cui eventi estremi diventeranno la norma piuttosto che l'eccezione. Solo attraverso investimenti massicci in infrastrutture resilienti, politiche di mitigazione climatica ambiziose e una trasformazione profonda del nostro modo di produrre e consumare energia potremo sperare di affrontare le sfide che ci attendono.   La prossima volta che il vostro condizionatore si spegnerà durante un'ondata di calore, ricordate che non si tratta solo di un disservizio temporaneo, ma del sintomo di un sistema energetico che deve essere completamente ripensato per un mondo più caldo. Il tempo per agire non è domani: è oggi.

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